Senza le sue ormai iconiche calze rosse e la sua eleganza composta, le sfilate milanesi non saranno più le stesse. È morto nella sera di sabato 21 novembre, a Milano, Beppe Modenese, il manager ed imprenditore, tra i massimi artefici della moda made in Italy e padre della Milano Fashion Week. La debolezza degli anni – ne avrebbe compiuti 91 tra pochi giorni, il 26 novembre – e il complicarsi di una bronchite cronica, di cui soffriva da tempo, hanno privato il mondo della moda italiana del suo prime minister of Italian Fashion – come lo definì nel 1983 il quotidiano Usa Women’s Wear Daily. E sarà proprio la sua amata Milano a salutarlo per l’ultima volta, mercoledì 25 novembre, nella Chiesa della Passione, dove si terrà il funerale.

L’amore per Milano – Modenese nasce ad Alba (CU) nel 1929, ma è nella città lombarda che cambia la sua vita e quella della moda italiana. Dopo aver collaborato con il marchese Bista Giorgini, ideatore della prima sfilata di moda italiana – ha ospitato agli inizi degli anni ‘50 a Firenze, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, i più importanti atelier di allora -, nel 1952 Modenese arriva a Milano, che con il suo talento imprenditoriale e la sua capacità visionaria trasformerà in una delle prime capitali del fashion mondiale. Imprenditore, manager, esperto nella comunicazione, ebbe un ruolo fondamentale nell’alleanza di successo tra il settore dell’industria e quello dello stile, contribuendo alla nascita nel 1958 della Camera Nazionale della Moda. Negli anni ‘70 riesce infatti a portare la moda dal capoluogo toscano alla metropoli meneghina: nel 1979 inaugura Modit, la prima fiera di abbigliamento firmato, e poco dopo nasce lo spazio Milano Collezioni, divenuto poi noto al mondo intero come Milano Fashion Week.

Talent scount mai sopra le righe – Ma il contributo al made in Italy di Modenese – per molti anni presidente della Camera nazionale della moda italiana, l’associazione che organizza la Fashion Week di Milano – non è stato solo quello del businessman di successo. Ripercorrendo la sua vita, non sfugge la capacità nell’individuare i talenti e nel sostenerli: tanto per citarne alcuni, fu Modenese a scoprire nel 1985 i due giovanissimi Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Ma la sua eleganza mai eccessiva e il suo pudore d’altri tempi sono anche i tratti che gli hanno permesso di tessere rapporti con personalità destinate a fare la storia della cultura – non solo della moda – mondiale.

Il ricordo del mondo della moda – I grandi stilisti dell’alta moda lo circondano e ammirano da sempre: quando a metà degli anni ’60 arrivò a Milano, ad accompagnarlo c’erano nomi quali Missoni, Krizia e Walter Albini. Ma l’elenco delle personalità eccezioni che Modenese ha avuto modo di incontrare nella sua vita travalica i confini della normalità, entrando nel mito: tra gli altri, anche Chanel, Callas, Strehler e Tirelli. Incontri che non di rado hanno dato vita ad amicizie profonde, come quella che lo legava al maestro Riccardo Muti o allo stilista Giorgio Armani. «Come sarebbe stato il prêt-à-porter senza di te, caro Beppe, è difficile immaginarlo», ha scritto lo stilista piacentino nel necrologio pubblicato il 23 novembre sul Corriere della Sera in quello che suona come un grazie tanto sincero quanto composto e modesto, nello stile che più di tutti si confaceva al maestro dell’eleganza made in Italy.