“Dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio”. Tutte le volte che i conduttori del Festival di Sanremo hanno pronunciato queste parole, a partire dal 1990, sono partite ovazioni e applausi calorosi. E sabato 8 novembre, alla notizia del decesso di Giuseppe Vessicchio, gli omaggi dal mondo dello spettacolo (e non) sono stati sentiti e numerosi. Il noto direttore d’orchestra, compositore e arrangiatore napoletano è morto a 69 anni all’ospedale San Camillo di Roma. All’improvviso, per la complicazione di una grave polmonite interstiziale, una malattia che colpisce il tessuto connettivo dei polmoni.
Il maestro di tutti – Nato alle pendici del Vesuvio e diplomato in pianoforte, Vessicchio è stato un po’ il maestro di tutti, pubblico e artisti. Per gli italiani, la sua era la bacchetta simbolo dell’Ariston. «È stato uno dei pochi che è rimasto fedele a se stesso, già dall’aspetto estetico – spiega la giornalista del Corriere della Sera Maria Volpe che per anni ha racciontatio la kermesse dell’Ariston, –. Era una presenza rassicurante per tutti: dolce, ironico, un punto di riferimento difficile da trovare». Ed è per questo motivo che «tutti lo omaggiano. Era una sorta di padre o fratello per gli artisti, in primis dal punto di vista umano». Un uomo che ha reso il garbo e l’umorismo le sue cifre: «Da giovane aveva fatto cabaret, già di suo aveva un’ironia incredibile. Sorrideva e sdrammatizzava, era sempre pronto alla battuta», continua Volpe. Un carattere che, durante le sue apparizioni televisive, lo ha portato a prestarsi a diverse gag e siparietti. Come quando Luciana Littizzetto gli ha tagliato in diretta l’intoccabile barba o quando si è vestito da Babbo Natale, con lei al fianco nelle sembianze della befana. «E lo faceva sapendo che non avrebbe perso la sua autorevolezza».

Il maestro Peppe Vessicchio
Quattro Festival in bacheca – Dal 1990, quando ha diretto l’ensemble di musicisti che suonavano “La nevicata del ’56”, brano con cui Mia Martini era in gara a Sanremo, ha accompagnato al Festival decine di cantanti. Ha vinto la kermesse quattro volte: nel 2000 con gli Avion Travel (“Sentimento”), nel 2003 con Alexia (“Per dire di no”), nel 2010 con Valerio Scanu (“Per tutte le volte che”) e l’anno successivo con Roberto Vecchioni (“Chiamami ancora amore”). Proprio il professore lo ha ricordato su La7, ospite da Massimo Gramellini: «È come se fosse sparita la musica, almeno la mia e la tua». Per l’autore di “Sogna ragazzo sogna”, «Vessicchio rappresentava la rinascita. Con lui è tornato a Sanremo nel 2011 dopo una lunga assenza e ha vinto. Si è rafforzato un legame che, tra i due, era già forte», rivela Volpe. Prima di raggiungere la popolarità, il direttore d’orchestra aveva lavorato come arrangiatore per artisti partenopei come Nino Buonocore, Edoardo Bennato, Peppino di Capri e Lina Sastri. Negli anni 80, poi, aveva collaborato con Gino Paoli componendo le melodie di “Ti lascio una canzone”, “Cosa farò da grande” e “Una lunga storia d’amore”.
«Niente Sanremo? La vita va avanti» – La sua, di storia d’amore con Sanremo, invece, era cominciata nel 1986, quando aveva contribuito a “Canzone triste” di Zucchero. Per la manifestazione, è stato una vera e propria icona. Nel 2022, il suo ritorno all’Ariston dopo alcuni giorni di positività al Covid 19 era stato accolto con un boato. Nel 2023, la sua assenza dalla lista dei direttori d’orchestra aveva scatenato un putiferio social, ma lui aveva commentato che «la vita va avanti, ci sono altre cose a cui dedicarsi», racconta Volpe. Quando quell’anno è comparso sul palco per dirigere insieme al collega Enrico Melozzi il duetto di Gianluca Grignani e Arisa su “Destinazione Paradiso”, è scattata la standing ovation. Negli ultimi tempi i rapporti tra la Rai e il maestro napoletano si erano raffreddati. Gli erano stati negati, infatti, i diritti relativi all’utilizzo di musiche da lui composte e interpretate per il programma “La prova del cuoco”. Ad agosto 2023, aveva vinto la controversia. Da diversi anni, inoltre, Vessicchio era diventato insegnante del programma di Maria De Filippi “Amici”: una gioia, per lui che amava stare con i ragazzi. Le sue apparizioni in tv, però, si sono fatte sempre più rare e ha cominciato a dedicarsi principalmente alla musica. Ha studiato gli effetti delle sette note sulla crescita di frutta e verdura e scritto un libro dal titolo “La musica fa crescere i pomodori”.
«Il ricordo della bacchetta alzata» – Dopo la sua morte, numerosi artisti e personaggi del mondo dello spettacolo lo hanno voluto ricordare. Da Morandi a Baglioni, passando per Ron, Gino Paoli e Rita Pavone, fino a Fabio Fazio, Carlo Conti, Amadeus e Fiorello tra gli altri. Una vita piena, quella di Vessicchio, amato da tutti. E che, per dirla con le parole di Vecchioni, ha lasciato «il ricordo della sua bacchetta alzata».




