«Guarda la telecamera e saluta la mamma, Riccardino. Chissà com’è contenta di vederti a quest’età in televisione a fare il bambino, lei che sognava di vederti architetto». «Ciao mamma!». È un classico, folle passaggio degli sketch di Mario Marenco, umorista e intellettuale morto ieri all’età di 85 anni all’ospedale Gemelli, a Roma. Il comico, spalla di Renzo Arbore, ha portato con sé quelle figure di personaggi irresistibili che negli anni 70 hanno dato forma al mondo dell’umorismo italiano, e che hanno fatto sì che fosse ricordato da tutti i suoi colleghi come un maestro. Arbore in primis, che con lui ha realizzato programmi televisivi e condiviso 14 anni di carriera radiofonica con Alto gradimento, scritto da Giorgio Bracardi e condotto con Boncompagni e Nino Frassica, che prendeva appunti quando lui parlava. Poi la tv, iniziata con Cochi e Renato in Il buono e il cattivo, per raggiungere il culmine della carriera a metà degli anni ’80
Architetto – Nato a Foggia il 9 settembre 1933, si trasferisce poi a Napoli, dove si laurea in architettura nel 1957 e dove conosce Arbore, che sarà suo amico e collega per quasi tutta la sua carriera. Da lì, ottiene due borse di studio, che gli permetteranno di portare avanti gli studi a Chicago e Stoccolma. Come architetto ha aperto uno studio di design nel 1960, lo studio DEGW, con sede a Roma , e ha avviato diverse collaborazioni con case automobilistiche del calibro di Fiat, Ferrari, Alfa Romeo e Lancia per la realizzazione dei loro stand espositivi. Geniale, anche nel campo del design: suo il disegno del divano che porta il suo nome, fatto unicamente di giganteschi cuscini e copiato in tutto il mondo, le sedie Movie, in pelle e metallo che richiamano le poltroncine del cinema, presentate per Poltrona Frau, o ancora il lampadario a sospensione Cynthia, realizzato per Artemide nel 1960.
Radio e Tv – Chi lo ha conosciuto lo descrive come irregolare, raffinato e talentuoso. La sua modestia è stata per lui motivo di ammirazione e allo stesso tempo una disgrazia, che lo ha relegato nel dimenticatoio per troppi anni dopo il suo ritiro. «La popolarità è una cosa, la bravura è un’altra. Ci sono dei geni straordinari la cui popolarità è molto inferiore al valore», ha detto di lui Arbore in un’intervista a Radio Capital dopo la notizia della sua scomparsa. Quindici anni passati in radio, dove raggiunge il successo con il programma Alto gradimento, dove diventa celebre tra le altre, l’interpretazione di Carmine Petriccione. Debutta sul piccolo schermo nel 72, con Cochi e Renato e Enzo Jannacci in Il buono e il cattivo. Nel 1976 porta in tv, nel programma L’altra domenica, Mr. Ramengo, l’inviato che realizzava collegamenti sconclusionati dalle capitali europee prendendo in giro Sandro Paternostro, chiusi sempre al grido di “Carmine!”. Dal ’76 al ’78 prende parte a Odeon Tutto quanto fa spettacolo. Nel 1987, in Indietro Tutta compare Riccardino, il bambino con la vocina stridula che con la sua mollettina e il grembiule voleva solo leggere i suoi temi scolastici farciti di stupidaggini e di errori macroscopici tipici dell’infanzia. O ancora: la Sgarambona, la fidanzata di Arbore irritata per le scarse attenzioni del compagno, l’astronauta spagnolo Raimundo Navarro, il dottor Anemo Carlone, il professor Aristogitone, sempre squattrinato, e il poeta Marius Marenco.
Il cinema e gli ultimi sketch – Non sono mancate le comparse cinematografiche per Marenco, che ha portato anche sul grande schermo le sue caricature. Nel 1974, debutta con Il colonnello Buttiglione diventa generale, nel quale ricopre un ruolo secondario. Nel 1980 interpreta se stesso ne Il Pap’ Occhio di Arbore, accompagnato dalla compagnia de L’altra domenica. Nel 1981 lo si trova ne: I carabbinieri e in Vigili e vigilesse. Nel 2015 un breve ritorno ne Il Programmone di Nino Frassica su Rai Radio2. «Non abbiamo mai avuto una discussione, ogni volta era una festa, si inventavano delle gag, delle cose – ha commentato Arbore – L’ultima nel letto dove siamo andati a trovarlo. In questo era assolutamente fuori ordinanza, non apparteneva al mondo dello spettacolo, era un vero intellettuale, uno che fa lavorare l’intelletto, era un genio assoluto dell’umorismo, il più avanti possibile».