Mario Vargas Llosa è stato uno dei protagonisti dell’epoca d’oro della letteratura sudamericana, negli anni ’60 e ’70. In un’intervista di una decina d’anni fa alla rivista francese Le monde de l’éducation diceva: «La letteratura rimane una delle migliori garanzie per sperare in un qualche tipo di progresso nella nostra società ipertecnologica». Un progresso a cui ha aspirato sia nei suoi testi che con l’impegno politico, che lo ha portato a giocarsi la presidenza del Perù nel 1990 contro il futuro dittatore Alberto Fujimori. Vincitore del Nobel per la Letteratura nel 2010, nelle prime ore italiane del 14 aprile, i figli ne hanno annunciato la morte in un post sul social X.
It is with deep sorrow that we announce that our father, Mario Vargas LLosa, passed away peacefully in Lima today, surrounded by his family.@morganavll pic.twitter.com/c6HgEfyaIe
— Álvaro Vargas Llosa (@AlvaroVargasLl) April 14, 2025
Vita – Nato ad Arequipa, in Perù, il 28 marzo 1936, in seguito alla separazione dei genitori poco dopo la sua nascita Vargas Llosa è cresciuto con la famiglia materna, che fino ai 10 anni gli ha fatto credere che il padre fosse morto. Un’infanzia tra Bolivia e Perù, spostandosi in base agli impegni da console del nonno. Nel 1946 i genitori si riuniscono e la famiglia si stabilisce a Lima, dove Vargas Llosa studia e inizia a collaborare come giornalista. Dopo i primi anni universitari in Perù, conclude gli studi a Madrid e Parigi. Nello stesso periodo inizia la sua produzione letteraria con la raccolta Los Jefes, pubblicata nel 1959. In Europa era arrivato con la prima moglie, Julia Urquidi, sposata nel 1955. Dieci anni e una separazione dopo, si è risposato con la cugina Patricia Llosa, madre dei suoi tre figli. Nel 2015, i due si sono lasciati e Vargas Llosa si è fidanzato con Isabel Preysler, ex moglie del cantante Julio Iglesias e da poco vedova dell’ex ministro delle Finanze spagnolo Miguel Boyer.
Letteratura – Il primo successo della carriera di Vargas Llosa è arrivato nel 1963 con il romanzo La città e i cani, ambientato in un’accademia militare e criticato dalle gerarchie militari peruviane. Del 1966 invece il primo premio, il Rómulo Gallegos, vinto per La casa verde, in cui racconta le vicende di una ragazza india fuggita dalla comunità religiosa in cui era stata cresciuta per diventare prostituta nel bordello della città di Piura, la Casa Verde appunto. Negli anni successivi segue una fila di successi tra cui Pantaleón e le visitatrici (1973), La guerra della fine del mondo (1981) e Chi ha ucciso Palomino Molero? (1986). L’apice della carriera è giunto senza dubbi nel 2010, quando è diventato il primo autore peruviano a ricevere il premio Nobel per la Letteratura, per «la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo».
Politica – Il rientro in patria, dopo le prime esperienze europee, lo ha visto protagonista non solo della scena letteraria, ma anche di quella politica. Nonostante negli anni ’50 avesse apertamente sostenuto la rivoluzione cubana di Fidel Castro, negli anni le sue posizioni si sono spostate verso destra. Negli anni ’80 si è stabilito su posizioni neoliberiste e nel 1987 ha fondato il Movimiento Libertad, un movimento di protesta contro la nazionalizzazione delle banche. Nel 1990 si è candidato alle elezioni presidenziali in Perù, perdendo contro il futuro dittatore Alberto Fujimori. Dopo la sconfitta è tornato in Spagna e nel 1993 ha ottenuto la cittadinanza spagnola. La sua carriera politica è continuata in Europa e poi al ritorno in patria, come conferma l’adesione nel 2023 al partito peruviano Libertad Popular. In un’intervista a Repubblica del 2013, interrogato sulla situazione politica italiana, Vargas Llosa si era espresso così sull’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «Un personaggio caricaturale, un buffone da commedia dell’arte. Io sono un liberale di destra ma non mi sento certo rappresentato da uno come lui».