Tina Turner «arriva come un uragano. Danza, gira, si agita, canta e l’impatto è immediato e totale». Così scriveva della cantante statunitense, nel ’69, il critico musicale Ralph J. Gleason. E scatenando un cordoglio altrettanto immediato e totale se n’è andata. La leonessa del rock è morta mercoledì 24 maggio a Küsnacht, in Svizzera, a 83 anni. Di cui quasi la metà passati a incantare dal palco un pubblico attratto dalla sua voce blues e dal suo frenetico e sensuale stile di ballo.

L’annuncio – «È morta pacificamente dopo una lunga malattia», ha annunciato il suo portavoce Bernard Doherty. «Con lei il mondo perde una leggenda della musica e un punto di riferimento». I funerali saranno privati, fa sapere Doherty, ma i suoi fan non mancano di dimostrare il loro affetto per Turner tramite i social, come si legge dai commenti sotto al post su Instagram che annuncia il suo decesso. La perdita della «Queen of Rock and Roll», la regina del rock, è stata subito compianta anche dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Chi era – Nata Anna Mae Bullock nel 1939 a Brownsville, nel Tennessee, già dai tempi del liceo si era fatta notare su piccoli palchi come performer occasionale, quando aveva iniziato a cantare con Ike Turner e la sua band, i Kings of Rhythm. La potenza vocale e la presenza scenica l’hanno portata però presto a diventare la star del gruppo, rinominato The Ike and Tina Turner Revue. E hanno fatto colpo anche sullo stesso Ike Turner, col quale Tina si è poi sposata. La svolta è arrivata quando i Rolling Stones hanno invitato la band dei Turner ad aprire il loro concerto. Prima nel 1966 per il tour in Inghilterra, poi nel 1969 in quello americano. Grazie agli Stones, agli inizi degli anni 70 i Turner erano ormai noti anche al pubblico bianco, che fino a quel momento tendeva a ignorare la musica soul spesso relegata ai locali “black” conosciuti come “chitlin circuit”. L’inizio di un percorso che porterà poi la giovane donna a diventare una delle protagoniste assolute della musica degli anni 80 e 90.

Ike e Tina Turner.
Fonte: Wikimedia Commons

Il divorzio – La musica con Ike è stato un successo per la Turner. Il matrimonio, al contrario, no. Il marito era dipendente dalla cocaina e violento, tanto da abusare ripetutamente della moglie, fisicamente e psicologicamente. Situazione che, come confessa lei stessa nella sua autobiografia My Love Story, la portò a tentare il suicidio. Per questo nel 1978, in controtendenza con i tempi e i loro costumi, chiese e ottenne il divorzio. Ne seguì una non inaspettata battuta d’arresto alla carriera, con album fuori dalle classifiche e tour che si restringevano sempre di più. Fin quando, nel 1984, il suo album da solista “Private Dancer” la riporta sulle luci della ribalta. Un album pop che aveva il fascino del rock, del soul e del r&b il cui successo fu confermato dai numeri: 10 milioni di copie nel mondo e la vittoria di 3 Grammy.

Il successo – Una voce unica, almeno quanto il carattere carismatico e la sua fisicità. Non stupisce che proprio su di lei sia ricaduta la decisione di Hollywood di chiamarla a recitare in Mad Max a fianco di Mel Gibson, portando il suo incantesimo anche sul grande schermo. Ma i successi più grandi restano legati alla musica: dal duetto con David Bowie su Tonight, alla performance al Live Aid del 1985 con Mick Jagger, fino alla cover di «Proud Mary» dei Creedence Clearwater Revival – che ha assicurato alla voce della Turner la fama della “fiera Mary” – e ai tour con incassi da record che superavano quelli degli stessi Rolling Stones. Nel 2000 il ritiro dalle scene, nel 2013 il matrimonio con il suo ex discografico Erwin Bach. Poi il suicidio del figlio Craig, un trapianto di rene e un tumore. Le tappe degli ultimi anni sono state dolci e aggressive quanto la stessa Turner sul palco. Ma il ricordo resta quello di un’artista fuori dagli schemi che ha regalato il rock anche al mondo femminile, con un’eleganza provocatoria che le assicurerà ancora a lungo l’appellativo di Queen of Rock and Roll.