Stilista, designer, imprenditore, dj. Ma anche ingegnere civile e architetto. In una parola, lui preferiva definirsi «maker». Virgil Abloh, l’icona della moda capace di unire lusso e cultura pop, è morto domenica 28 novembre a Chicago. Abloh aveva 41 anni e da due combatteva con un angiosarcoma cardiaco, una rara forma di cancro. Sposato, aveva due figli.

Gli inizi in Italia – Nato in Illinois da immigrati ghanesi, Abloh si era laureato in ingegneria civile all’università del Wisconsin e aveva conseguito un master in architettura presso l’Illinois Institute of Technology. Cresciuto tra skateboard e musica hip hop, Abloh ha ereditato la passione per la moda dalla madre sarta, diventando già da giovanissimo un’autorità nello street fashion di Chicago. È qui che a 22 anni ha incontrato Kanye West, il rapper vincitore di 21 Grammy di cui poi diventerà collaboratore fisso. La carriera di Abloh nell’alta moda inizia però in Italia, a Roma, dove nel 2009 si era trasferito (in coppia con West) per frequentare uno stage da Fendi. Tre anni dopo, nel 2012, Abloh ha fondato a Milano il suo marchio di proprietà Off-White, il cui nome deriva dal termine inglese per descrivere le sfumature di bianco e che lo stesso stilista descriveva come «l’area grigia tra bianco e nero».

Tra street style e alta moda – Attento conoscitore dello stile e della cultura dei giovani afroamericani, con Off-White Abloh riuscì a rinnovare l’industria della moda, compiendo per primo quella fusione tra streetwear e lusso poi seguita anche dalle maison storiche. Le sue collezioni, a metà tra cultura di strada e alta sartoria, hanno rappresentato un fondamentale trait d’union tra le giovani generazioni e l’industria della moda, all’epoca ancorata a un concetto di lusso “per pochi”. Ma il vero marchio di fabbrica di Off-White (venduta nel 2019 per 675 milioni di dollari) sono state indubbiamente le collaborazioni, sia con marchi celebri come Levi’s e Nike sia con designer e soprattutto artisti rap e hip-hop (Kanye West, Jay-Z, Asap Rocky per citarne alcuni), che hanno trasformato Off-White da semplice brand di abbigliamento a interprete dello zeitgeist della generazione millennial. «Tutto quello che faccio è per la versione 17enne di me stesso», ha affermato più volte Abloh. Ad annunciare la morte è stata la moglie Shannon con un post su Instagram: «Virgil credeva profondamente nel potere dell’arte di ispirare le generazioni future».

La scalata in Louis Vuitton – Nel 2018 Abloh è stato nominato direttore artistico di Louis Vuitton, diventando il primo afroamericano a capo di una maison dell’alta moda. Una volta al timone, Abloh ha continuato a battersi per l’uguaglianza razziale e di genere, portando in passerella alle sue sfilate anche modelli della comunità Lgbtq+ tra cui il Kai-Isaiah Jamal, il primo modello transgender nero che abbia sfilato per Louis Vuitton. Lo scorso luglio Lvmh, il gruppo francese leader del lusso e proprietario di Louis Vuitton, è diventato azionista di maggioranza di Off-White estendendo la collaborazione con Abloh a tutti i 75 marchi del gruppo. Un’investitura che avrebbe permesso ad Abloh di sperimentare la sua creatività anche su marchi come Tiffany e Moët & Chandon, ma che non ha fatto in tempo a dare frutti. «Siamo tutti scioccati dopo questa terribile notizia. Virgil non era solo un designer geniale, un visionario, era anche un uomo con un’anima bellissima e una grande saggezza», ha commentato in una nota il presidente di Lvmh Bernard Arnault.

I tributi – Numerosi i tributi da parte del mondo della moda e della musica, che oggi piangono un pioniere e un visionario, ma anche un amico: «Possa la tua gentilezza illuminare il mondo degli angeli. Fino a quando ci incontreremo di nuovo», è stato il commento del direttore creativo di Gucci Alessandro Michele. Anche Kanye West ha deciso di omaggiare il suo amico di lunga data, dedicandogli una cover del brano di Adele Easy on Me su cui compare la scritta «in memoria di Virgil Abloh».