Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto, era il titolo di un suo libro del 2014. Quel giorno è arrivato. Jean d’Ormesson, filosofo, scrittore e giornalista, uno dei massimi intellettuali francesi, è morto nella notte in seguito a una crisi cardiaca nella sua casa di Neuilly-sur-Seine, alle porte di Parigi. Aveva 92 anni.

Jean d’Ormesson in una foto recente

 

Il più giovane ‘Immortale’ – Figlio di una famiglia nobile, Jean d’O. – come era conosciuto in Francia – ha dedicato tutta la vita alla cultura. Già nel 1973, a soli 48 anni, divenne un “Immortale”: così vengono chiamati i 40 membri della Académie française, la prestigiosa istituzione creata nel 1629 dal cardinale Richelieu per verificare l’evoluzione della lingua d’Oltralpe. D’Ormesson è ancora oggi il più giovane eletto nella storia dell’Académie e nel 1980 fu in prima linea per l’introduzione della prima donna, la scrittrice Marguerite Yourcenar. «Una rivoluzione», rivendicava Jean d’O., che proprio lui – conservatore liberale, onesto rivale dei socialisti nella Francia del dopoguerra – si vantava di aver compiuto.

Jean d’Ormesson è Francois Mitterrand nel film Haute Cuisine

 Filosofo e scrittore – Fino agli anni Settanta d’Ormesson fu soprattutto filosofo e saggista. Dopo aver vissuto in Germania, Romania e Brasile a seguito del padre ambasciatore, si laureò in Filosofia a Parigi. Nel 1950 divenne Segretario generale del Consiglio internazionale della filosofia e delle scienze umane dell’Unesco, dal 1952 al 1971 fu vice caporedattore della rivista di scienze umane Diogène. Fu consigliere ministeriale e partecipò a conferenze internazionali come quella delle Nazioni Unite nel 1948. Ma la svolta arrivò con la scrittura. Una passione nata quasi per caso. «Ho scritto il primo libro solo per piacere a una ragazza», ha raccontato in un’intervista del 2014 ad Avvenire. «Piano piano, ho continuato».

I libri – Nel 1971 uscì in Francia La gloria dell’Impero, un romanzo storico ambientato nel quinto secolo che gli valse il riconoscimento del mondo intellettuale e l’ingresso nell’Académie. Poi nel 1974 arrivò il successo con A Dio piacendo, che descrive i mutamenti del XX secolo nelle vicende di tre generazioni di una famiglia francese. Per tre anni fu direttore di Le Figaro, il giornale francese schierato su posizione conservatrici. Lasciò l’incarico nel 1977 ma continuò a collaborare col quotidiano, che oggi lo ricorda come «un gentiluomo nel segno della felicità». Dopo la parentesi come direttore, D’Ormesson si dedicò principalmente all’attività letteraria. Un’ultima scorribanda fu nel campo del cinema: nel 2012 interpretò nel film Haute Cuisine il presidente socialista François Mitterrand.

La vita è bella – Il romanzo dell’ebreo errante, pubblicato nel 1991, è forse l’opera narrativa più apprezzata. Negli ultimi anni, poi, i suoi scritti diventano dei casi editoriali, vendutissimi in Francia e anche all’estero. Jean d’O., che si definiva cattolico «tormentato dal dubbio», ha scritto alcuni libricini sul senso della vita, le domande esistenziali di ogni uomo, l’esistenza oltre la morte. Che cosa strana è il mondo, del 2010, è rimasto per mesi tra i primi 5 libri più venduti, con alto gradimento anche da parte dei giovani. A questo hanno fatto seguito La conversazioneIl mio canto di speranza e l’autobiografia Malgrado tutto direi che questa vita è stata bella, edita in italiano da Neri Pozza nel 2017. Opere brevi che aprono domande, come quelle che lo stesso Jean d’O. non ha mai smesso di farsi: «Se Dio c’è» – dichiarava ad Avvenire – «è la memoria dell’universo. È possibile che non resti nulla di Bach, Mozart, Tiziano, san Giovanni, noi? Io scelgo il mistero piuttosto che l’assurdo».