“Grazie Maestro”. Un urlo parte dalla platea del Teatro Alla Scala quando Daniel Barenboim, direttore musicale del Piermarini dal 2011 al 2015 e uno dei più importanti pianisti e direttori d’orchestra vivente, entra in scena per dirigere l’ultima delle tre serate dedicate alle ultime tre sinfonie di Mozart. Andatura lenta, difficoltà a salire i gradini e una sedia dove appoggiarsi, ma il predecessore di Riccardo Chailly alla direzione musicale del teatro è voluto tornare a dirigere perché era “una necessità fisica”.
Una sostituzione – Barenboim ad inizio stagione non era nel programma del teatro milanese: Daniel Harding doveva dirigere le sinfonie di Mozart n. 39/40/41. Come raccontato dal direttore d’orchestra al Corriere della Sera, è bastato un messaggio del direttore artistico Dominique Meyer per convincerlo a sostituire Harding, “costretto da motivi familiari a rinunciare a dirigere il concerto”, recita la nota del teatro scaligero.
Sette anni – I fortunati possessori di un normale biglietto della stagione sinfonica hanno assistito ad un evento unico: il ritorno di Barenboim alla Scala, in veste di direttore, dopo sette anni di assenza. L’ultima esibizione a Milano era avvenuta nel novembre del 2021, ma solo come pianista. Poi, l’ottobre scorso l’annuncio via social di un ritiro dalle scene a causa di una malattia neurologica. Qualche settimana fa era ritornato a sorpresa sul palco a Berlino, ma nessuno se lo aspettava alla Scala con così poco preavviso.
L’ingresso – Alle 20 esatte l’orchestra è sistemata e l’atmosfera diventa elettrica nell’attesa dell’ingresso del direttore d’orchestra. Quando Barenboim entra sul palco alcuni spettatori sono già in piedi per applaudirlo. L’andatura è incerta, i gradini vengono saliti uno alla volta con passo lento. Ormai il fisico non regge e l’80enne pianista necessita di una sedia per dirigere. Una volta seduto e finiti gli applausi, dalla platea qualcuno urla «grazie Maestro» e si riparte ad applaudire.
Primo tempo – Nessuno spartito. Non servono per uno che ha inciso più volte tutte le opere di Mozart. Le braccia si alzano poco, ma basta la sua presenza per far andare l’orchestra all’unisono. Tutti, spettatori e musicisti, hanno gli occhi fissi sul direttore. Dopo mezz’ora finisce la prima sinfonia. Si pensa che, vedendo la condizione fisica, Barenboim parta subito con l’altro brano in programma e non si alzi per ricevere i battimani del Piermarini, con il classico “dentro-fuori” le quinte che è d’uso fare durante gli applausi. Invece, il direttore artistico della Scala dal 2011 al 2015, si alza. Prende gli applausi scroscianti. Esce. Rientra. Esce. Rientra. Un passo alla volta, Barenboim ritorna al suo posto pronto per la sinfonia n.40, una delle più celebri di Mozart.
Come per la prima, il canovaccio è lo stesso. Un’altra mezz’ora di direzione tutta seduta. Applausi. Così si conclude il primo tempo. Tra il pubblico qualcuno è commosso e si asciuga le lacrime.
Secondo tempo – Barenboim è pronto per entrare di nuovo sul palco per dirigere l’ultima sinfonia di questo suo ritorno alla Scala. Dal loggione qualcuno vede che il direttore sta per fare il suo ingresso sul palco e gli urla «Grazie Maestro». Gli applausi a quel punto sono ancora più forti dell’inizio, con anche l’orchestra a battere i piedi sul legno per salutare il loro direttore. Prima di salire, Barenboim indica il loggione e scherza con il suo fan in un ottimo italiano: «Lei lassù dovrebbe fare il provino per il coro».
Questa volta, per la sinfonia n.41, detta “Jupiter”, il direttore d’orchestra vuole iniziarla in piedi. Dopo meno di metà del primo tempo si siede e una signora commenta «poverino si stanca». L’ultima sinfonia mozartiana dura circa 40 minuti. Poco prima della fine, Barenboim si tira su di scatto per finire il concerto in piedi.
Standing ovation – Appena finito, la platea della Scala si alza in piedi per salutare il suo ex direttore. Il primo violino, al posto di dare la mano al maestro come si usa fare, lo abbraccia e si commuove. Tutto il teatro lo sta omaggiando di una standing ovation, quando Barenboim chiede il silenzio per fare un discorso non in programma. Tutto il Piermarini si tace per sentire la flebile voce del direttore: «Tornare è stata una necessità fisica. Sono stati anni meravigliosi quelli trascorsi qui». Dopo aver ringraziato l’orchestra, Barenboim chiude il suo breve discorso parlando al pubblico: «Sono molto toccato per la vostra sincerità e il vostro calore». Alla fine di questa frase l’80enne pianista argentino non riesce a nascondere la commozione.
A quel punto ripartono gli applausi e anche l’orchestra batte i piedi per accompagnare l’uscita di scena di Barenboim.
Mentre si vanno a prendere i soprabiti nel guardaroba, i commenti che si sentono sono tutti uguali: «è stato emozionante», «Abbiamo assistito ad un evento». Un evento fuori programma che ha reso ancora più unica la serata e il ritorno sulle scene milanesi di Danil Barenboim.