Berlinale

Dieci giorni per ripercorrere cent’anni di storia. Così il Festival internazionale del cinema di Berlino, la Berlinale, ha aperto i battenti il 5 febbraio. Continuerà fino al 15 febbraio, diviso tra le diverse sale che circondano Potsdamer Platz, nel palazzo del cinema Berlinale Palast e in altre sale sparse all’interno del Sony Center. Altre proiezioni saranno svolte anche nello storico Kino International, sulla Strausberger Strasse, a pochi minuti a piedi da Alexander Platz. Ai vincitori andranno i premi dell’Orso d’oro e dell’Orso d’argento.

Tra il grigiore di questi palazzi non mancherà una vera esplosione di colore: ricorre infatti quest’anno il centenario dell’invenzione del Technicolor: il procedimento di ripresa, inventato nel 1915, che ha permesso di portare il colore anche sul grande schermo. Il suo pieno utilizzo è iniziato nella cinematografia americana solo a partire dal 1932, con il cartone animato “Flowers and trees” della serie delle “Silly Symphonies” di Walt Disney. Preferito dai registi di film in costume, d’animazione e musicali, il Technicolor fu il procedimento più usato nei film americani in costume, d’animazione e musicali dal 1932 al 1952. La Berlinale non si è fatta sfuggire l’occasione di festeggiare l’evento, con una retrospettiva dei trenta film in Technicolor più celebri, alcuni dei quali restaurati minuziosamente, tutti girati dal 1915 al 1953.

Oltre ai grandi classici di “Singin’ in the rain” (1929) e “Via col vento” (1939), la retrospettiva includerà anche “The Garden of Allah” (1936), “The Wizard of Oz” (1939), “Duel in the Sun” (1946), “The Three Musketeers” (1948), , “She Wore a Yellow Ribbon” (1949) e “Gentlemen Prefer Blondes” (1953), tutti proiettati in inglese. Per l’occasione, l’editore berlinese Bertz + Fischer Verlag ha pubblicato il libro “Technicolor Glorious”: attraverso i saggi dei critici Scott Higgins, Barbara Flückiger e Susanne Marschall, il volume approfondisce, per la prima volta in Germania, il fenomeno del Technicolor.

Clara Amodeo