Hanno vinto l’attualità e i temi di dibattito . Da Synonymes Grace à Dieu i film premiati alla 69ma edizione del Festival di Berlino, concluso sabato 16 febbraio, hanno in comune la cronaca della realtà. Orso d’oro a Synonymes del regista franco-israeliano Nadav Lapid. Il film, dalla forte radice autobiografica, ripercorre la storia di un giovane israeliano che ripudia il suo Paese e la sua lingua e si trasferisce a Parigi. Una scelta radicale che potrebbe sollevare «uno scandalo in Israele», ha dichiarato Lapid. Attualità stretta e denuncia anche per l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura  La paranza dei bambini, diretto da Claudio Giovannesi e tratto dal romanzo omonimo di Roberto Saviano. Racconta le vicende di un gruppo di ragazzini del rione Sanità di Napoli, nel gergo, definiti «paranza», i pesci piccoli attirati sempre di più nelle reti della criminalità locale che sfrutta l’impunibilità anagrafica per la gestione delle grandi piazze dello spaccio. Ma è soprattutto il Gran Premio della Giuria a sincronizzarsi con la cronaca. Grace à Dieu del regista Francois Ozon ricostruisce la nascita dell’associazione delle vittime “La Parola Liberata”, fondata a Lione nel 2015 da ex scout vittime di abusi da parte di un prete pedofilo, Bernard Preynat, proprio mentre il Papa espelle per pedofilia il cardinale di Brooklyn McCarrik e dagli Sati Uniti compare un’altra lista di preti accusati. A una settimana dagli Oscar 2019, in programma per la notte (italiana) tra il 24 e il 25 febbraio, salgono le attese dopo le scelte della giuria di Berlino, per verificare se si userà lo stesso metro nel valutare la rosa dei nominati come miglior film: Black pantherBlacKkKlansmanBohemian rhapsodyThe favouriteGreen bookRoma, A star is bornVice. 

Preynat -Barbarin: lo scandalo ancora in corso – E’ il caso di cronaca di abusi sessuali ai danni di minori commessi nella diocesi di Lione e coperto dalle alte sfere cattoliche che ha ispirato Grace à Dieu di Ozon. Un fatto tuttora al centro di un’inchiesta giudiziaria che scuote l’arcidiocesi lionese e che spaventa l’intera Francia, tanto da rendere difficile per il regista trovare degli investitori. Lo scandalo esplode nel 2016 grazie a uno dei ragazzini molestati, Bertrand Virieux, oggi cardiologo, che scopre che quel sacerdote da cui nel 1991 aveva subito abusi, il settantunenne padre Bernard Preynat (allontanato dalla parrocchia dopo una serie di denunce dall’allora arcivescovo Albert Decourtray), guida ancora un’altra comunità, svolgendo anche attività con dei ragazzi. Così, insieme ad altri ex scout di Saint-Foys-lès-Lyon, comincia a raccogliere testimonianze attraverso un’associazione di vittime, chiamata “La Parole Libérée”. Delle cinquanta storie che portano a galla gli abusi commessi da padre Preynat dagli anni Settanta al 1991, quattro diventano anche denunce formali. Scatta così l’inchiesta della procura di Lione, nel corso della quale il sacerdote ha ammesso le sue responsabilità. Nel mirino c’è anche l’attuale arcivescovo, il cardinale Philippe Barbarin, una delle figure più in vista della Chiesa francese. Pur essendo alla guida dell’arcidiocesi solo dal 2007, Barbarin è accusato, insieme ad altri 5 imputati, di aver coperto, gli abusi sessuali del sacerdote suo sottoposto. «Mi sono attenuto alle decisioni dei miei predecessori non essendoci state altre denunce», replica il cardinale. La sua difesa vorrebbe posticipare l’uscita del film in sala, prevista per il 20 febbraio, a dopo il verdetto, fissato per il 7 marzo.