Da due anni in lotta contro la malattia di Lyme. La pop star canadese Justin Bieber ha dichiarato di essere affetto da questa patologia trasmessa all’essere umano dalle zecche, secondo il New York Times «la seconda malattia infettiva che si diffonde più rapidamente al mondo dopo l’Aids». «Molti sostenevano che mi drogassi,ma non conoscevano quale fosse il vero problema- ha scritto su Instagram Bieber- questo morbo cronico ha effetti sulla mia pelle, sul mio cervello, su tutto il mio corpo. Mi sto curando e tra poco racconterò la mia battaglia su YouTube con una breve docu-serie». Non è la prima volta che questa malattia colpisce un personaggio nel mondo dello spettacolo. La cantante canadese Avril Lavigne, la conduttrice italiana Victoria Cabello e le modelle, madre e figlia, Yolanda e Bella Hadid sono le altre ‘’vittime’’ illustri di una patologia che per i sintomi di stanchezza e deficit di concentrazione, può facilmente essere confusa nella diagnosi con disturbi psichici come la depressione. Non ha ancora vaccino, ma può essere curata con una terapia antibiotica.

ll tweet di Avril – Nel 2013 la collega e connazionale Avril Lavigne era stata affetta da Lime subendo gravi conseguenze per una diagnosi tardiva che ne aveva rallentato la guarigione. Inizialmente, infatti, si pensava che fosse affetta da depressione cronica. La cantante canadese che ha creato Avril foundation, una fondazione a sostegno dei malati di Lyme, ha scritto su Twitter nelle ultime ore: «La malattia di Lyme è una piaga mondiale ma non una priorità. Lottiamo insieme affinché le cose cambino», ricevendo i ringraziamenti pubblici di Hailey Bieber, la moglie di Justin. Secondo alcune indiscrezioni la malattia del giovane canadese non sarebbe stata riconosciuta subito. Il cantante si sarebbe sottoposto a una serie di cure erronee e solo sul finire del 2019 i suoi disturbi sarebbero stati associati alla malattia in questione.

La malattia- Lyme è il nome di una cittadina del Connecticut (USA), divenuta celebre nella metà degli anni ’70 per numerosi casi di artrite, riscontrati soprattutto sui bambini. Dopo alcune ricerche si scoprì che l’artrite non era che uno degli effetti da un’infezione trasmessa da zecche a loro volta contagiate da un batterio spiraliforme, la Borrelia burgdorferi. La malattia ha tre fasi: nella prima genera fastidi dermatologici come eritemi cutanei, nella seconda può avere effetti sul sistema nervoso (perdita della memoria, difficoltà a concentrarsi), nella terza determina stati di stanchezza e fatica cronici.

La cura- Se la malattia viene diagnosticata in tempo, la maggior parte dei pazienti può essere curata con una singola terapia antibiotica, mentre nella fase tardiva è necessario applicare più cicli di terapia antibatterica. Ad oggi non esiste un vaccino. Tra il 1999 e il 2000 l’azienda farmaceutica francese Valneva aveva lanciato LYMErix, un farmaco che produceva nel paziente vaccinato anticorpi capaci di uccidere il batterio dopo l’eventuale puntura della zecca. Questo farmaco fu ritirato dal commercio per la sua parziale efficacia. Ma negli ultimi anni, dopo l’incremento di questa patologia e l’allarme lanciato da alcuni Istituti sanitari nazionali, la stessa azienda sta mettendo a punto un nuovo vaccino che limita gli effetti collaterali e le criticità del suo predecessore. Per ora il modo migliore per evitare questa patologia è la prevenzione: cioè prestare la massima attenzione quando si è in prossimità di zone boschive e lacustri per evitare punture. In Italia il rischio di contrarre la malattia è maggiore nel Carso, in Trentino e in Liguria.