“Mentana e Santoro per me sono inamovibili”. Urbano Cairo non sa ancora se sarà il nuovo proprietario di La7, ma ha già le idee molto chiare: “posso garantire solidità finanziaria e nessuna ombra sulla linea editoriale.”

“Quella televisione”, ha sottolineato l’imprenditore, che ha fatto un’offerta a Telecom per La7, “ha un palinsesto prestigioso, ma un conto economico difficile. Perciò ho chiesto un piccolo aiutino al venditore per far fronte all’acquisto”

Poi smentisce subito di essere berlusconiano. “Mi infastidisce quando leggo che sono l’amico di Berlusconi, il berluschino che tira via La7 alla democrazia per riporla nelle mani del tycoon onnivoro”, spiega l’editore. “Con Berlusconi ho rotto 20 anni fa. Sono stato licenziato da Mondadori”.

Nel dibattito interviene anche Gad Lerner, secondo cui sulla vendita di La7 la sinistra tace “per miopia. Sono preoccupati dai rapporti con l’establishment che controlla altri organi d’informazione”.

Il giornalista denuncia “una lotta di potere opaca, con troppi furbi. Forse è una guerra di potere intorno al presidente di Telecom Italia, Franco Bernabé, che in generale scontenta il nocciolo degli azionisti e in particolare è accusato di aver gestito la tv come strumento personale di navigazione nell’establishment”.

La cosa è in parte vera, sottolinea Lerner: “con una gestione meno soggetta ai condizionamenti politici e ai calcoli d’opportunità La7 avrebbe avuto i conti in ordine già da tempo. La fase di crescita di La7 è stata vissuta con preoccupazione dal nostro azionista. Giungevano continue raccomandazioni di cautela, dicevano: Berlusconi ci minaccia, Tremonti e Romani protestano sempre…”, racconta Lerner.

Lerner afferma, poi, di non credere a un patto oscuro tra Berlusconi e Urbano Cairo. “Con La7 ha guadagnato bene, non è certo un autolesionista”

Stefania Cicco