Forte delle recenti quattro nomination agli Oscar, il 25 gennaio esce nelle sale italiane Call me by your name, l’ultimo film di Luca Guadagnino ambientato nella Liguria dei primi anni Ottanta. Dopo i successi al Sundance Festival e al Festival di Berlino, Chiamami con il tuo nome ha conquistato il pubblico statunitense. Ora il regista prova a ripetersi in Italia, per cancellare le diffidenze di pubblico e critica che lo accompagnano dal 2005, anno in cui diresse Melissa P., l’opera erotico-adolescenziale sui tormenti di una teen ager.
La trama – Il film è un adattamento del romanzo omonimo, scritto da André Aciman. Liguria, estate 1983. Elio, interpretato da Timothée Chalamet, è un diciassettenne colto e introverso che trascorre le vacanze nella villa del padre, un professore di archeologia che ogni anno ospita un suo tesista. Quell’anno viene invitato Oliver, 24enne americano: Elio, colpito dai suoi modi disinvolti, se ne innamorerà presto, e tra i due nascerà una relazione. Il tutto viene raccontato con delicatezza e tante citazioni cinematografiche (da Jean Renoir a Bertolucci, da Jacques Rivette a Éric Rohmer), che rievocano allo spettatore un sentimento universale, la nostalgia delle estati passate.
L’accoglienza – Il 22 gennaio 2017 Call me by your name ha suscitato l’interesse della critica al Sundance film festival, per poi ricevere apprezzamenti e riconoscimenti in giro per il mondo: dal Festival di Toronto (terzo posto nel premio del pubblico), alla Berlinale, al Festival di san Sebastián in Spagna. Negli stati Uniti il film è uscito il 24 novembre 2017 in quattro sale, incassando circa otto milioni di dollari e diventando un piccolo caso. Fino a ricevere quattro nomination agli Academy Awards di Hollywood (Miglior film, Miglior attore protagonista, Migliore sceneggiatura non originale, Miglior canzone originale), e altre quattro candidature ai Bafta, gli Oscar inglesi. Tra queste, quella per il premio di Miglior regista.
Il riscatto – Pur essendo apprezzato all’estero, Luca Guadagnino finora ha avuto difficoltà a ottenere lo stesso successo in Italia. L'”equivoco”, come lui stesso lo ha definito, è nato dalla sua seconda pellicola, Melissa P.. Secondo il regista, l’ingresso di investitori americani nella produzione del film ne compromise la realizzazione. I suoi lavori successivi, Io sono l’amore (2009) e A bigger splash (2015), furono accolti tra l’indifferenza e i fischi della critica alla Mostra del cinema di Venezia. Realizzato con un budget ridotto (3,5 milioni di dollari) e già ampiamente coperto dagli incassi all’estero, Call me by your name può invece essere il film del riscatto per il regista siciliano.