Domenico Procacci, Adriano Giannini, Margherita Buy, il regista Nanni Moretti, Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio, Elena Lietti, and Paolo Del Brocco sul red carpet di Cannes 2021 EPA/CAROLINE BLUMBERG

Nanni Moretti torna a Cannes con un’ovazione da undici minuti. Il festival ha accolto così il nuovo film del regista italiano, Tre Piani, liberamente ispirato all’omonimo libro dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Moretti, vincitore della Palma D’Oro vent’anni fa con La Stanza del Figlio, è tornato in concorso per l’ottava volta. Ieri, domenica 11 luglio, è arrivato sul red carpet accompagnato dalle note di L’Allegria, canzone scritta da Jovanotti per Gianni Morandi, insieme con il produttore Domenico Procacci e gli altri interpreti della pellicola: la musa del regista Margherita Buy, definita dallo stesso Moretti «la nostra Meryl Streep», Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio e Adriano Giannini.

La pellicola – Tre famiglie su “tre piani” di un condominio nel quartiere Prati. Questo lo scenario del nuovo film di Nanni Moretti che uscirà nelle sale italiane il 23 settembre. Il regista si ispira a Eshkol Nevo ed è la prima volta che utilizza un soggetto non suo. Mantiene personaggi e situazioni ma è Roma il palcoscenico su cui si svolge l’azione, non Tel Aviv. I tre piani del titolo non sono soltanto quelli fisici della palazzina dove vivono i protagonisti, ma anche tre momenti temporali diversi, divisi da cinque anni di distanza, in una ulteriore metaforica tripartizione in stagioni: inverno, primavera, estate. Il film riflette su una borghesia infelice, depressa, su uomini meschini e ipocriti. In uno scenario di apatia morale e affettiva, ai personaggi femminili Moretti concede qualche guizzo di vitalità: donne che, secondo il regista, sono «più aperte, più sane nelle reazioni ai fatti che accadono, più pronte a risolvere, a mediare. Gli uomini invece rimangono incistati nelle loro rigidità, ossessioni, schematismi, inchiodati ai loro ruoli all’interno della famiglia». Ma è ai giovani, «diversi dai padri, per fortuna», che il regista affida il compito di risvegliare un mondo di adulti indolenti e passivi.

Per Moretti «il film è doloroso, ma non c’è dramma. È un inno alla vita, all’umanità, alla pietà». «Dopo aver letto il romanzo, ho subito capito che sarebbe stato il mio prossimo film», ha aggiunto il regista, raccontando la genesi di Tre Piani. «Affronta temi universali: la responsabilità delle nostre scelte, il senso di giustizia, la colpa, la responsabilità di essere genitori». L’uscita era prevista per il 23 aprile ma è stata rimandata a causa della pandemia. Un momento che «ha smascherato una bugia: che noi potessimo non sentirci una comunità, fare a meno degli altri». Moretti ha deciso di congelare il film per oltre un anno, in attesa della 74esima edizione della kermesse cinematografica e della proiezione in sala, rifiutando le piattaforme di streaming: «Ho detto al mio produttore Domenico Procacci: non voglio sapere quanto offre Netflix per programmare il mio film sulla piattaforma scavalcando la sala. Non sono per la sala cinematografica per un fatto nostalgico, io amo i film al cinema ancora prima che come regista, produttore, attore, esercente, come spettatore».

Il programma del 12 luglio – La seconda settimana del festival si apre oggi con due favoriti alla vittoria finale: alle 15.30 la proiezione di Petrov’s flu del regista russo Kirill Serebrennikov, vincitore della Palma d’Oro nel 2016 con Summer, e di The French Dispatch alle 19 del regista statunitense Wes Anderson che ha definito la pellicola «una lettera d’amore nei confronti dei giornalisti, ambientata nella sede di una rivista statunitense in una città francese del XX secolo». Serebrennikov non sarà presente alla kermesse: da sempre critico nei confronti del governo russo e attivista per i diritti della comunità LGBT+, il regista è stato condannato a tre anni di carcere per frode al ministero della cultura. Nonostante le manifestazioni di solidarietà in patria e il sostegno della comunità internazionale, Serebrennikov sta scontando la sentenza. A Cannes oggi anche Oliver Stone con il documentario fuori concorso Jfk Revisited: Through the Looking Glass. «Ho deciso di raccontare Kennedy per i giovani», ha detto Stone che, a trent’anni dall’uscita del suo film «JFK», torna a riflettere sulla morte del presidente attraverso prove recentemente declassificate e testimonianze, con le voci narranti degli attori Whoopi Goldberg e Donald Sutherland.