Toni Servillo in una scena di "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino

La grande bellezza di Paolo Sorrentino, l’unico film italiano in concorso alla 66 edizione del Festival di Cannes, è stato accolto la sera del 20 maggio da applausi della stampa internazionale e da tante risate. Il 21 maggio il film del regista napoletano uscirà anche nelle sale italiane. 53 anni dopo La dolce vita di Federico Fellini, Sorrentino rievoca l’immagine di una Roma indolente, barocca e papalina. A guidare lo spettatore in questo modo di donne di plastica e uomini da poco è Jep Gambardella (Toni Servillo), un cinico giornalista e scrittore ricco di famiglia, di origini napoletane, che da giovane è approdato a Roma e a sessantacinque anni suonati si sente stancato dalla monotonia della vita mondana della capitale.

È il personaggio interpretato da Servillo a pronunciare la frase cult del film: “Quando ero giovane chiedevano a noi ragazzi quale era la cosa più bella del mondo. Tutti i miei amici dicevano ‘la fessa’, mentre io dicevo ‘l’odore delle case dei vecchi. Ero destinato, per questa mia sensibilità, a diventare scrittore”. Jep è un dandy sempre inappuntabile, che conosce le persone giuste che vivono la notte proprio come fa lui. Tra gli ospiti presenti sulla sua terrazza che dà sul Colosseo incontriamo anche la spogliarellista agée ( Sabrina Ferilli) che guarda con disincanto il mondo di Jep e l’uomo di spettacolo fallito, ambizioso e fragile, interpretato da Carlo Verdone.

Un altro riferimento colto, oltre al famoso film di Fellini, a cui si rifà Sorrentino, è Viaggio al termine della notte (1932), il romanzo di Louis Ferdinand Celine. La citazione dal libro si legge in apertura del film e ne riassume molto bene il mood: “Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi…” La grande bellezza è il quarto film che vede la collaborazione di Paolo Sorrentino e Toni Servillo.

L’italianità però è presente anche in un altro film che è stato proiettato il 20 maggio a Cannes, davanti alla stampa. Si tratta del tanto atteso biopic di Steven Soderbergh, Behind the Candelabra . Al centro del film è la storia dell’eccentrico pianista di origini italiane e polacche, Valentino Liberace (Michael Douglas), scomparso nel 1987 per Aids e che non ha mai rivelato la sua evidente omosessualità in vita. Fra gli anni ’50 e ’70 è stato il musicista più pagato del mondo. Negli ultimi anni l’artista era molto vicino al suo giovane compagno Scott Thorson (Matt Damon – per lui è il settimo film con Soderbergh). Proprio dal libro Behind the Candelabra: my life with Liberacé, scritto da quest’ultimo, è tratto il soggetto del film che è stato girato nelle location realmente frequentate dal pianista, compreso Palm Springs, Las Vegas, e l’appartamento di Liberace a Los Angeles. Il film immerge gli spettatori nello splendore dell’Hollywood della fine degli anni ’70, ricreata nei minimi dettagli.

Anna Lesnevskaya