Carlo Gabardini dialoga con la giornalista Silvia Bombino

Carlo Gabardini dialoga con la giornalista Silvia Bombino

Lo guardi e vedi Olmo Ghesizzi. Quello che sta davanti alla macchinetta del caffè, coi capelli sparati di gel e la camicia hawaiana oversize. Ma, in realtà, Carlo Gabardini è molto più del personaggio che ha interpretato per cinque stagioni in Camera Cafè. Un uomo dalla sensibilità spiccata, tanto per cominciare. Come s’era già iniziato a intuire nell’Ottobre 2013, quando Repubblica scelse di pubblicare una sua lettera aperta di condanna all’omofobia, scritta dopo il suicidio di un 21enne romano. Un’occasione che servì anche per dare voce alla condizione discriminatoria che vivevano (e continuano a viverre) i gay in Italia. Dove, solo per dirne una, le persone dello stesso sesso non possono ancora sposarsi. Unico stato dell’Europa occidentale insieme alla Grecia.

In quella lettera, tra le altre cose, Gabardini dichiarò la propria omosessualità. Una confessione su cui è tornato più volte e che è al centro anche del suo romanzo d’esordio, Fossi in te io insisterei. Un’altra lettera, stavolta indirizzata al padre avvocato venuto a mancare da poco, un “grande uomo di cui non voglio essere la brutta copia”.

Intervistato al Salone del Libro dalla giornalista di Vanity Fair Silvia Bombino, l’attore (e scrittore) ripercorre gli eventi più significativi della sua vita, a partire proprio dal coming out. Un annuncio che gli ha dato “molta forza” ma che, vuoi o non vuoi, ha modificato il suo rapporto con gli altri. Perché il coming out non è difficile solo per chi lo fa, ma anche per chi lo riceve: “È un momento in cui aggiungi pezzi di te, perciò è normale che chi ascolta abbia bisogno di un tempo di assestamento, che può durare un secondo oppure molto di più”.

Ma il cambiamento di cui il libro vuole essere inno può e deve essere di qualsiasi tipo. Familiare, sociale, lavorativo. Ma anche istituzionale. Nel suo caso specifico, coincide con il riuscire a dire “sì” alla proposta di matrimonio del proprio compagno. Senza pensieri, in maniera facile e (soprattutto) legale. Carlo se l’è già sentito chiedere, ma è riuscito soltanto a rispondere “in Italia non si può”.

Andrea Cominetti