Le regole vanno rispettate. Sempre, anche quando ci sono di mezzo i migranti e le loro tragiche vicende. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone, durante un incontro al Festival internazionale del giornalismo a Perugia, si schiera dalla parte del Viminale e condivide la posizione del ministro degli Interni di costituirsi parte civile nel possibile processo a Mimmo Lucano. L’ex sindaco di Riace è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio. Il 4 aprile è prevista la decisione del gup sull’eventuale rinvio a giudizio dell’ex primo cittadino.
Le dichiarazioni – Le perplessità di Cantone non riguardano il sistema inclusivo per la gestione dei migranti voluto da Lucano, ma la sua compatibilità con la legislazione attuale: «Se le regole sono state violate, è giusto che la magistratura se ne occupi». Secondo il presidente dell’Anac, quindi, la giustizia non deve comportarsi differentemente in base a chi ha davanti. «Se noi accettiamo che il fine giustifichi i mezzi nei confronti delle persone che operano a fin di bene, dobbiamo accettarlo nei confronti di tutti. Diventa difficile ed è una cosa scivolosissima», ha detto Cantone.
Il Viminale – Proprio per questo motivo Cantone non critica la decisione del Viminale, ma sottolinea che il ministero degli Interni dovrebbe sempre costituirsi parte civile. Quest’ultimo nei confronti dell’ ex sindaco di Riace ha annunciato di voler chiedere anche un risarcimento. Una presa di posizione che il ministero non ha avuto nei confronti di Antonello Montante, stella dell’antimafia arrestato per aver diretto un’associazione a delinquere.
Il processo – L’ex sindaco di Riace è indagato dalla procura di Locri per la gestione del sistema di accoglienza nel paesino calabro. Per l’accusa Lucano avrebbe organizzato matrimoni di comodo e pilotato gli appalti per la raccolta differenziata porta a porta. Inizialmente erano stati predisposti gli arresti domiciliari, ma poi il Tribunale del riesame ha sostituito la decisione emessa dal gip con il divieto di dimora nel comune jonico. Divieto che la Cassazione ha rimesso in discussione per mancanza di indizi. Il gup dovrà decidere se mandare a processo o meno l’ex primo cittadino.