Tutto cancellato o rimandato al 2021. L’emergenza Coronavirus ha fatto sfumare il calendario musicale di grandi live e festival previsti per l’estate 2020, come annunciato in una nota dello scorso 18 maggio da Assomusica (Associazione tra i Produttori e gli Organizzatori di Spettacoli di Musica dal Vivo). Dal prossimo 15 giugno sarà possibile assistere a spettacoli dal vivo, ma con un massimo di 200 persone al chiuso e mille all’aperto: restrizioni che rendono impossibile lo svolgimento dei grandi eventi che di solito animano l’estate. Si è aperta dunque la questione dei rimborsi, non senza polemiche. La normativa attualmente in vigore non permette infatti il rimborso del prezzo del biglietto già acquistato, ma solo la sua conservazione per la data in cui verrà recuperato il live o, in alternativa, la conversione in voucher per l’acquisto di un altro biglietto. Soluzione adottata per tutelare un settore messo in forte crisi dalla pandemia che però non piace alle associazioni a tutela dei consumatori.
Voucher e rimborsi – Già con il Decreto Cura Italia del 17 marzo 2020 era stato previsto che gli organizzatori degli spettacoli cancellati causa Covid-19 dovessero emettere a favore dell’acquirente un buono di pari importo al prezzo del biglietto già acquistato, spendibile per altri eventi nel corso dei successivi 12 mesi. Il decreto Rilancio ha esteso la possibilità di utilizzare il voucher fino a 18 mesi dal momento dell’acquisto. La norma, per il momento, copre solo gli eventi previsti dall’8 marzo al 30 settembre 2020. L’emissione del voucher, si legge all’art. 183 del Decreto Rilancio, «assolve i correlativi obblighi di rimborso e non richiede alcuna forma di accettazione da parte del destinatario».
Le polemiche – Il sistema previsto ha suscitato diverse polemiche, in particolare per il fatto che con i voucher si possono acquistare nuovi biglietti solo tra quelli sponsorizzati dall’organizzatore dell’evento cancellato. Per questo, secondo Federconsumatori e Codacons, è necessario che il governo tuteli di più gli acquirenti. Inoltre, per Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori), la legge in vigore sarebbe contraria alle norme previste dal codice del consumo. Il consumatore nel sistema italiano, spiega l’associazione, ha infatti diritto al rimborso in caso di inadempimento di un contratto, come è l’annullamento di un concerto. Rimborso che, però, per ora non è previsto.
L’emendamento – Secondo quanto riportato da Repubblica, in Parlamento ci si starebbe muovendo per modificare la normativa. Un emendamento con primo firmatario Sergio Battelli (M5S) chiederebbe di estendere la validità del voucher a 24 mesi e istituire un fondo di garanzia statale in caso di inadempienza dell’organizzatore dell’evento. La proposta, inoltre, alzerebbe da 30 a 180 giorni dalla comunicazione della cancellazione dell’evento il lasso di tempo in cui poter richiedere il voucher.
L’impatto del coronavirus sul settore – Stando ai dati diffusi da Assomusica, dall’inizio del lockdown sono stati rimandati 4mila concerti e 16 festival. Numeri alti, che corrispondono a una perdita economica stimata attorno ai 650 milioni di euro solo per gli introiti direttamente legati ai live e a 1 miliardo e 500 milioni per le perdite legate all’indotto complessivo.