Tre giovani giornalisti e imprenditori. Due città, Berlino e Beirut, ricche di fermento e storie da raccontare. Un’idea condivisa: tornare a credere e investire nella carta stampata. «Vogliamo riempire i vuoti negli scaffali delle librerie con lavori di qualità», ha spiegato Ibrahim Nehme, il 16 aprile 2015, al Festival internazionale del giornalismo di Perugia. Fondatore e direttore di The Outpost, un magazine che pubblica due numeri all’anno con base in Libano, Nehme non si è fatto spaventare dalla crisi del settore: «Noi di The Outpost crediamo fermamente nel valore della carta stampata, ma abbiamo capito che dovevamo reinventare il mezzo cartaceo».

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Dello stesso avviso Cesare Alemanni, italiano che vive in Germania e scrive in inglese, co-fondatore e direttore di Berlin Quarterly. «Ho scelto Berlino – afferma Alemanni – perché è il centro del un dialogo sull’integrazione europea: il posto adatto per il nostro progetto», basato su una forte convinzione: in Europa c’è spazio per un giornalismo ibrido e di qualità, in cui linguaggio della cronaca e linguaggio letterario possono convivere.

Rimane un interrogativo: come conciliare prodotti di qualità e sostenibilità economica? Un modello vincente è quello sperimentato da Ricarda Messner con Flaneur Magazine. «Dal primo numero in poi – racconta la giornalista tedesca – la pubblicità è posizionata alla fine e le compagnie che sono presenti rispecchiano i valori della rivista. Bisogna faticare, ma c’è molta richiesta per comparire in una produzione di qualità». 

Simone Gorla e Nicola Grolla