Sospironi e singhiozzi in sala al termine dell’anteprima di Le otto montagne, film tratto dal romanzo di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017, presentato il 18 dicembre. La pellicola dei registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, coppia artistica e nella vita, ha riempito le poltrone del cinema Anteo di domenica mattina. Arriverà nelle sale di tutta Italia a partire da giovedì 22 dicembre.
La storia – Pietro, solitario e introverso, passa le estati in un paese della Valle d’Aosta con la madre. Il padre lavora a Torino, riesce a strappare solo qualche giorno da dedicare alle escursioni con il figlio. Sono gli anni ’80, con i loro pomeriggi infiniti: l’incontro con l’unico bambino della sua età, Bruno, dà l’avvio a un’amicizia che tra silenzi e riavvicinamenti segnerà le loro vite. Sullo sfondo, il paesaggio maestoso e indifferente delle Alpi. Il romanzo ha venduto più di un milione di copie e ha incoronato Cognetti come il grande narratore delle montagne. Negli anni successivi sono arrivati altri testi dedicati ai suoi viaggi, più un documentario itinerante tra le Alpi e l’Alaska, Paolo Cognetti. Sogni di un grande Nord.
Un set in alta quota – «Ho studiato cinema qui a Milano, essere sul palco dell’Anteo adesso è una chiusura perfetta», ha esordito Cognetti al termine della proiezione. Una co-produzione italiana, belga e francese, il film è stato girato tra Valle d’Aosta e Nepal e l’autore è stato molto presente durante le riprese. Ha presentato registi e cast agli abitanti di Brusson, dove ha comprato una baita che ha trasformato in rifugio per scrittori, e fornito una consulenza a tutto tondo. Le sfide per la troupe non sono state poche: il set si trovava a un’altitudine di 2.300 metri, e il meteo in montagna è spesso imprevedibile. «Questo film mi ha insegnato a fare conto solo sulla capacità di improvvisare», ha raccontato Felix Van Groeningen a Gianni Canova. Marinelli e Borghi, che interpretano rispettivamente Pietro e Bruno, hanno ricordato le giornate passate con Cognetti nel suo rifugio, a parlare dei personaggi, camminare e suonare Bruce Springsteen alla chitarra. I due attori hanno già lavorato insieme in Non essere cattivo: al nome del regista Claudio Caligari, morto nel 2015, la sala è esplosa in un applauso.
Una buona accoglienza – Vincitore del Premio della Giuria a Cannes a maggio, Le otto montagne ha tutti i numeri per essere un buon successo al botteghino, dopo essere stato elogiato dalla critica. Marinelli e Borghi sono tra gli attori italiani più amati del momento, e la chimica tra i due è stata apprezzata dagli spettatori: «L’alchimia senza dialogare è uno dei miei ultimi saggi», ha scherzato Marinelli incalzato da una domanda dal pubblico. Borghi dal canto suo ha sfoggiato un inedito accento valdostano, imparato dal padre dell’attore che interpreta il suo personaggio da bambino: «Mi mandava messaggi vocali a ogni ora del giorno». Presa dall’entusiasmo, una fan ha lanciato agli attori due magliette ricamate a mano con il profilo di una montagna.
Lacrime in sala – Se la conversazione con gli ospiti è stata frizzante, il film ha emozionato e commosso gli spettatori. Le luci si sono accese su più di un occhio lucido e un gran sventolare di fazzoletti. Non è una sorpresa, la coppia di registi Van Groeningen e Vandermeersch è quella dietro ad Alabama Monroe («Film che ha distrutto me e mia moglie», ha detto Marinelli), e qui si sono misurati con una storia che tocca corde personali per tanti. «Ho pianto dalla prima inquadratura», ha commentato una spettatrice all’uscita. Il personaggio di Bruno è ispirato a un amico di Cognetti, Gabriele ‘Rambo’ Vuillermin, morto durante le riprese: a lui è dedicato il film.