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Pieraccioni abbandona il ruolo da eterno ragazzo alla ricerca dell’amore esotico: si accasa. E finisce col sentire la nostalgia per tutti quei punti interrogativi della vita da studente. Succede nel suo ultimo lavoro, l’undicesimo da regista, che arriverà nelle sale il 12 dicembre. «Un fantastico via vai» attraversa le vie di Arezzo e una nuova stagione della vita dell’attore comico fiorentino. Diventato padre fuori dal set, Pieraccioni si ritrova, anche tra i ciak dell’ultima pellicola, con due gemelle, una famiglia medio borghese e il villino tra le vallate aretine. Racconta un matrimonio apparentemente perfetto, un impiegato di banca un po’ seduto sulle sue sicurezze, Arnaldo Nardi, e quella fiamma spenta con la moglie Anita, Serena Autieri, che lo butta fuori di casa per un equivoco.

È così che il banchiere di una piccola città di provincia del centro Italia si risveglia dalla noia. Con una vita tranquilla e il sogno nel cassetto di salpare su di una caravella, si ritrova catapultato in un appartamento misto di ragazzi poco più che ventenni, rivivendo la seconda giovinezza di cui ha bisogno per rinfocolare la solita routine. Arnaldo spegne il cellulare e torna indietro nel tempo, trasformandosi per 10 giorni nel “fratello maggiore” di Camilla, che ha lasciato Catania per nascondere una gravidanza, Edoardo, studente di colore che deve fronteggiare l’ottusità di un suocero razzista, Marco, che frequenta medicina ma non sopporta la vista del sangue e delle tavole anatomiche, e Anna, la bella col complesso di Edipo e della baby-sitter che non riesce a connettersi con quelli della sua età.

A 18 anni da «I Laureati», prima regia di Pieraccioni, dal mondo dei fuori corso si passa agli studenti in gamba che si incontrano lavorando alla fiera campionaria e finiscono per prendere casa insieme. Due generazioni lontane, che si incontrano idealmente nell’indimenticabile corsa per non pagare il conto al ristorante. «In quella corsa, che cita “I laureati” c‘è tutto il senso del film. Là avevo 29 anni, ora… La zingarata te la devi poter permettere, anche fisicamente. Se scappi a una certa età del ristorante sei ridicolo. E soprattutto, il cameriere ti prende».

Silvia Ricciardi


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