Sono passati 10 anni dall’ultimo viaggio nel Fantabosco. La fine della Melevisione, programma per bambini trasmesso sulle reti Rai, ha segnato anche l’inizio di un «gioco», quello di Luca Avallone. Nato a Milano nel 1990, a 19 anni ha dovuto lasciare la città meneghina per diventare un attore. Oggi, a 35 anni, Avallone ripercorre le orme della sua carriera, non tanto nelle tappe, quanto nelle emozioni e intenzioni.

Il “gioco dell’attore” – «Fin da bambino mi emozionava l’idea di poter continuare a giocare anche da grande, di poter interpretare nuove vite per lavoro. Ecco come è nata la passione per la recitazione e cosa mi ha convinto a seguire questa strada». Il primo incontro con questo mondo grazie a suo padre che frequentava spesso il cinema e il teatro. In quegli ambienti Avallone è rimasto folgorato, ha visto uomini adulti cambiare vita a ogni scena. Le persone che incontrava erano sempre le stesse, ma ogni volta raccontavano una storia diversa, le stesse persone diventavano personaggi diversi. «Crescendo scopri che oltre all’aspetto ludico c’è ben altro, recitare ti permette di entrare in contatto con te stesso, ti porta a scoprire lati nascosti del tuo carattere e a provare emozioni che, in modo voluto o meno, nascondevi». Gli anni sono passati e la sensazione del gioco va e viene per Avallone, che confessa: «A ogni progetto penso di lasciare, mi dico che sarà l’ultima volta, oppure ancora prima di iniziare penso di non voler accettare. Poi però sento lo stimolo di volermi mettere alla prova, di dare spazio alla creatività. Proprio come nel prossimo spettacolo teatrale, “Depravazione”, che andrà in scena al teatro Ar.Ma a Roma tra fine Maggio e inizio Giugno”.

La Melevisione – La voglia di “giocare” di Avallone trova presto una migliore amica, una compagna che lo prende per mano e lo introduce nel mondo della televisione: la Melevisione. La prima esperienza sul piccolo schermo passa proprio da lì, da quel mondo fatato in cui ogni attore interpreta un personaggio immaginario e vive una vita fantasiosa. Sarà il connubio ideale per lui, la concretizzazione di quello che stava cercando: «Mi sono trovato benissimo e come inizio era perfetto per me, per lo stile e il modo di lavorare era come fare teatro in televisione. L’affinità con il mio personaggio (Leo degli Elfi ndr.) risuona ancora tutt’oggi. Leo era sempre insoddisfatto, aveva sempre la sensazione di poter dare di più, di poter fare ancora meglio, tutte caratteristiche che sono anche parte di me. Sono passato da guardarla in televisione a farne parte come attore, stavo finalmente “giocando”. Verso il 2014 si è cominciato a intuire che stava per finire e che la trasmissione non sarebbe durata ancora molto. Nonostante questo fantasma che incombeva sul set il clima dietro alle quinte è rimasto sempre sereno e gioioso, proprio come si vedeva da casa».

Arrivederci Milano – Nonostante la vita di Avallone sia a Roma, lui non dimentica la sua Milano. La città che l’ha visto muovere i primi passi e poi partire a 19 anni per cercare fortuna nella Capitale. Quello fu solo un arrivederci perché: «i miei genitori sono ancora lì, quindi torno spesso a trovarli. Solo lasciando Milano ho realizzato quanto fosse speciale e mi mancasse. Cinema, televisione, teatro e ora insegno recitazione dai bambini piccoli agli adulti, posso dire di aver fatto di tutto. Eppure mi manca una cosa, ho ancora un piccolo sogno nel cassetto: recitare a teatro a Milano. Non ho mai avuto la possibilità di fare quello che amo a casa mia e spero che con questo monologo che sto preparando io possa riuscirci».