Favorire la rigenerazione culturale delle periferie, valorizzare le biblioteche, l’editoria libraria, gli archivi e gli istituti storici e culturali. Questo è l’ambizioso obiettivo del decreto Cultura, approvato definitivamente dal Senato con 80 voti favorevoli, 61 contrari e un astenuto. L’idea del ministro Alessandro Giuli è quella di dare un nuovo impulso ad un settore lasciato spesso, colpevolmente, in secondo piano. Per farlo, il fedelissimo di Giorgia Meloni, si servirà del cosiddetto “Piano Olivetti”. «L’approvazione del Dl Cultura è un risultato molto bello e promettente. Ci sarà una grandissima boccata di ossigeno per tutta la filiera dell’editoria. E poi sono molto contento dell’iniziativa per favorire l’ampliamento dell’offerta culturale delle pagine dei giornali, perché quello è un segnale di grande fiducia», ha detto il ministro. Il riferimento alla carta stampata si rifà ad uno dei principali provvedimenti del decreto: uno stanziamento di 10 milioni di euro finalizzato ad ampliare le pagine dei quotidiani dedicate alla cultura.
I punti chiave – Oltre all’investimento sulla carta stampata, sono due i punti chiave del nuovo decreto Cultura: quattro milioni di euro saranno destinati a finanziare l’apertura di nuove librerie da parte di giovani under 35, con una spiccata priorità verso le aree remote o prive di servizi. Un’altra categoria che si intende salvaguardare è quelle che racchiude biblioteche statali, enti territoriali e culturali che ricevono contributi pubblici, librerie caratterizzate da una lunga tradizione e alle librerie di prossimità. Ad esse verrà assegnato un un fondo con una dotazione di 24,8 milioni di euro per l’anno 2025 e di 5,2 milioni di euro per l’anno 2026 per l’acquisto di libri, anche in formato digitale.
Cooperazione con l’Africa – È stata lanciata un’unità di missione per la cooperazione culturale con l’Africa e il Mediterraneo. L’intento è quello di rafforzare il legame tra questi Stati, proporre nuove iniziative definendo le materie di competenza, le funzioni e la relativa durata. Per svolgere questo compito è stata istituita, presso il Dipartimento del tesoro del Mef, una posizione dirigenziale di livello generale avente funzioni di supporto alle attività inerenti alla collaborazione tra l’Italia e gli stati del continente africano.
Cinema divisivo – C’è un settore che sembra essere stato lasciato in secondo piano dal nuovo decreto della Cultura. Il mondo del Cinema e dell’audiovisivo non godrà di nessun incentivo. Un comparto già in difficoltà, i cui lavoratori sono in stallo a causa dell’incertezza normativa e del blocco delle produzioni per lo stop degli incentivi fiscali. Probabilmente come reazione, è arrivata un’iniziativa lanciata dal regista Pupi Avati per creare un ministero ad hoc per il cinema e l’audiovisivo. L’idea è stata accolta positivamente dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: «È una proposta interessante per valorizzare i contenuti culturali, audiovisivi e multimediali che da sempre danno lustro all’Italia ed aiutano a promuovere i nostri prodotti. Valuteremo questa iniziativa con gli alleati di governo». A farsi portavoce del movimento del No ci ha già pensato Lucia Borgonzoni, sottosegretaria leghista con delega al settore: «Distogliere fondi pubblici dal settore, che occupa oltre 100mila lavoratori, per duplicare un ministero sarebbe un’operazione inutile e dannosa che rischierebbe di paralizzare la filiera per più di un anno».