Un artista, un illustratore, ma forse soprattutto un visionario. Ecco chi era Dario Mellone (1929-2000), per oltre trent’anni disegnatore al Corriere della Sera. Ma ora, improvvisamente, anche detective, nei gialli di Andrea Ciresola. “A regola d’arte”, il terzo di questi libri, è stato presentato all’auditorium del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci (Via San Vittore) nella serata organizzata dalla Fondazione Mellone, che tra l’altro eroga una borsa di studio alla Scuola di giornalismo Walter Tobagi in memoria proprio del grande illustratore. «I miei libri– racconta Ciresola – sono immersi nella particolare atmosfera della Milano anni ’70. Ho scelto di inserire nei romanzi la figura di Mellone nei panni di un detective perché lo ritengo un visionario, in grado di risolvere i casi più complicati». Il giallo è accompagnato dai disegni dell’artista: «Io guardo i suoi disegni e proprio da essi prendo spunto per scrivere. La tecnica stilistica è elevatissima, quasi unica nel suo genere. Lui gioca con la materia, le sue opere hanno forme e volumi che interagiscono con lo spazio circostante». Un romanzo, questo, che punta anche verso il futuro. Acquistando il libro, infatti, si diventa automaticamente proprietari di una NFT (not-fungible token). Un certificato digitale che permette di vedere un’opera di Mellone in 3D attraverso l’ausilio di un codice. Un modo diverso, quindi, di vedere le cose. Successivamente è stato presentato al pubblico Da Milano alla luna, libro a cura di Andrea Ciresola, Saverio Paffumi e Valerio Villoresi (presidente della Fondazione Mellone). Un volume in cui le illustrazioni dell’artista sono le vere protagoniste, correlate da didascalie e riflessioni degli autori che ne spiegano il loro significato più nascosto.
«Mellone amava giocare con le immagini – racconta Villoresi – era il suo modo di intendere il giornalismo, in anni in cui nei giornali l’illustratore sopperiva di fatto al fotografo». Oltre che illustratore, è stato però anche un grandissimo artista: «Assolutamente, lui voleva comunicare attraverso le sue opere il suo mondo interiore, caratterizzato da note di pessimismo verso il rapporto uomo-tecnologia. Proprio per questo la sua arte è a tratti forte e violenta». Un tema, questo, molto attuale, in riferimento ovviamente all’avvento nella nostra società dell’intelligenza artificiale: «Sì, stiamo arrivando all’apice dell’evoluzione della specie. Mellone sosteneva che ci sarebbe stata una distruzione e poi una rinascita». Villoresi spiega poi i fini della Fondazione: «È nata nel 2002 dalla volontà di un gruppo di collezionisti appassionati del modo di intendere l’arte di Mellone. L’obiettivo è quello di non dispendere un patrimonio artistico così importante e anzi promuoverlo sempre di più». La Fondazione si è resa protagonista in questi anni di numerose iniziative culturali, come pubblicazioni di libri e allestimenti di mostre. Il 21 settembre del 2013 è stata inaugurata poi la sede museale della Fondazione Dario Mellone nelle sale dello Spazio Seicento “Villa Rescalli Villoresi” a Busto Garolfo (Milano), che ospita una serie di opere molto importanti dell’artista.