Una sede della Siae

Una sede della Siae

L’imposta sugli smartphone la pagavamo già. Solo che erano 90 centesimi ad apparecchio, e molti non se n’erano neppure accorti. Ora però la Siae ha chiesto di aumentare fino a 5 euro la tassa per la “copia privata” (quella che serve a garantire il diritto d’autore sui file archiviati in memoria). Un aumento da circa 200 milioni di euro complessivi. E a chi andranno i soldi della Siae?

Basta vedere le classifiche uscite “informalmente” sulla top 5 degli autori. In testa con i suoi 2 milioni di euro all’anno spicca Michele Guardì, regista televisivo e autore di programmi come «Uno Mattina» e della «Domenica in» anni Ottanta. Insieme a Vasco Rossi e Luciano Ligabue, che viaggiano sui 1,6 milioni cadauno. Una concentrazione di ricchezza che sarà ancora più accentuata dall’aumento delle entrate previsto.

Tra gli altri “imperatori” dei diritti d’autore Giulio Rapetti, produttore di Mogol e Battisti: 700 mila euro l’anno. Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero, incassa 1,1 milioni, poco più di un mostro sacro come Ennio Morricone, assestato sul milione di euro l’anno grazie alle sue indimenticabili colonne sonore.

Il ministero della Cultura, comunque, ci tiene a precisare che «le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate». Il precedente decreto del 2009 sull’equo compenso è scaduto e il ministro Massimo Bray sta ascoltando tutte le categorie interessate per raggiungere una decisione che non scontenti autori, produttori di smartphone e tablet e “consumatori finali”. Anche se rimane il rischio che a fare la parte del leone siano sempre i grandi.

Andrea Tornago