La copertina del nuovo numero di Charlie Hebdo, pubblicato mercoledì 14 gennaio

La copertina del nuovo numero di Charlie Hebdo, pubblicato mercoledì 14 gennaio

Mancava solo lui. Dopo i milioni di persone in tutto il mondo che sulle piazze o sui social network hanno manifestato in favore della libertà di espressione sorreggendo un cartello con su scritto “Je suis Charlie”, anche lui, il profeta Maometto in persona, con le lacrime agli occhi, alza il suo bel cartello sulla prima pagina del numero 1178 di Charlie Hebdo, il primo dopo la strage che solo una settimana prima ha decimato la sua redazione. Il nuovo numero in uscita mercoledì 14 gennaio con una tiratura eccezionale di tre milioni di copie, contro le 60 mila abituali, è stato tradotto in 16 lingue e venduto in 25 Paesi. Detto per l’appunto “dei sopravvissuti”, è stato realizzato esclusivamente dai collaboratori storici del settimanale, con disegni e scritti inediti dei giornalisti uccisi nell’attentato.

A soli due giorni dalla strage, la redazione di Charlie si è riunita in rue Béranger, nella sede parigina del quotidiano Libération, per realizzare l’edizione prevista per la settimana seguente. In visita ai 15 membri rimasti della redazione, venerdì, si sono recati anche Fleur Pellerin, ministro della cultura e della comunicazione, e il premier francese Manuel Valls che loda il coraggio dei superstiti: “La risposta più forte è dire continuiamo”. Un numero particolarmente difficile da realizzare, eppure necessario. Lo staff ha deciso di non realizzare un’edizione in omaggio ai propri morti perché non è nello spirito di Charlie: “il modo migliore per restare fedeli verso coloro che non ci sono più, è di restare fedeli allo spirito del giornale, e lo spirito del giornale è di far ridere”. Charlie Hebdo continuerà dunque a prendersi gioco di chiunque, politica e religioni comprese.

La redazione di Charlie Hebdo, ospitata nella sede di Libération, prepara l'ultimo numeno del settimanale

La redazione di Charlie Hebdo, ospitata nella sede di Libération, prepara l’ultimo numeno del settimanale

Se far uscire il numero era una scelta scontata e quasi obbligata, la scelta dell’immagine di copertina è stata invece travagliata. Solo in tarda serata di lunedì, verso le 21:30, Gérard Biard, il nuovo caporedattore di Charlie Hebdo, ha esultato “Habemus la Une!” (abbiamo la copertina). Il vincitore è una vignetta di Luz raffigurante Maometto che regge un cartello con su scritto “Je suis Charlie”, divenuto lo slogan mondiale contro l’attentato. Sopra l’immagine appare la scritta “Tout est pardonné” (tutto è perdonato). Non c’era alcun dubbio sul soggetto, quanto sul messaggio che gli autori volevano trasmettere. “La scelta del Profeta era ovvia. Non potevamo cedere ai terroristi”. E il messaggio tuona forte e chiaro in difesa del “diritto al blasfemo”. Diritto ribadito anche nella home page del settimanale, che si presenta con uno sfondo nero e una dichiarazione d’intenti: “Perché la matita sarà sempre al di sopra della barbarie, perché la libertà è un diritto universale, perché voi ci sostenete, noi, Charlie, faremo uscire il vostro giornale mercoledì prossimo”.

Il disegnatore Luz, sopravvissuto alla strage nella redazione di Charlie Hebdo, scoppia a ridere davanti a François Hollande

Il disegnatore Luz, sopravvissuto alla strage nella redazione di Charlie Hebdo, scoppia a ridere davanti a François Hollande

Per realizzare un’edizione come tutte le altre il cui scopo è far ridere, i disegnatori di Charlie dovevano prima ritrovare il sorriso loro stessi. In aiuto è giunto un piccione che, durante la marcia di domenica, mentre François Hollande stava rendendo omaggio ai sopravvissuti della strage presenti alla manifestazione, ha lasciato un ricordino sulla spalla di Monsieur le Président, facendo piegare in due dalle risate i presenti, tra i quali il giornalista Patrick Pelloux e il disegnatore Luz. Sempre sullo stesso tono si è espresso l’avvocato del settimanale, Richard Malka, riguardo le manifestazioni di domenica. “Mettono lo staff di Charlie a disagio. È una beffa nella storia del grottesco, perché noi siamo il giornale meno basato sul consenso che esista, e ci ritroviamo oggi con il mondo intero schierato con noi!”

Alessia Albertin