Un foto d'archivio del il filosofo Andre Glucksmann a Palazzo Farnese a Roma, GIULIA MUIR / ANSA / PAL

André Glucksmann, morto a Parigi il 9 novembre. Aveva 78 anni

Ha trascorso i suoi 78 anni di vita immerso nella filosofia e impegnato nella difesa dei diritti umani. La notte del 9 novembre André Glucksmann è morto a Parigi. Il dolore per la sua scomparsa ha trovato posto nel profilo Facebook di suo figlio Raphael: «Il mio primo e migliore amico non c’è più. Ho avuto la fortuna incredibile di conoscere, ridere, dibattere, viaggiare, giocare, fare tutto e niente con un uomo così buono e formidabile. Ecco, mio padre è morto ieri sera», ha scritto sul social network.

Saggista e filosofo, Glucksmann compie tutti i suoi studi in Francia dove la sua famiglia di origine ebraica si era trasferita dall’Europa centrale durante il nazismo. Si forma a Lione prima e poi alla Scuola normale superiore Saint-Cloud. Nel 1961 ottiene la cattedra di filosofia. La storia della sua famiglia si intreccia con le sue scelte politiche e intellettuali. Suo padre era stato ucciso all’inizio della guerra, nel 1940. Sua madre aveva militato nella Resistenza francese. L’esempio dei genitori e la sua storia personale sono il contenuto di un libro autobiografico, Una rabbia di bambino che descrive la sua esistenza clandestina di orfano ebreo figlio di un’oppositrice.

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Comunista fino ad essere definito maoista è protagonista delle proteste parigine del maggio 1968. Arriva a parlare anche della Francia del 1972 come di «una dittatura fascista». La sua fede politica di sinistra non gli impedisce, però, di accettare l’incarico di assistente alla Sorbona di Raymond Aron, intellettuale di centro-destra. Poi nel 1975 la rottura con i riferimenti politici scelti fino a quel momento: rifiuta il marxismo dominante ed entra a far parte del gruppo dei nuveaux philosophes insieme a Bernard-Henri Lévy.

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Boat people: così venivano chiamati nel 1976 gli oppositori del regime comunista nel Vietnam del Sud. Lasciavano il loro paese via mare per sfuggire alle persecuzioni

Comincia così a criticare da sinistra lo schieramento che fino ad allora aveva appoggiato. La denuncia contro i regimi sovietico e cinese è al centro del suo libro La cuoca e il mangia-uomini: sui rapporti tra Stato, marxismo e campi di concentramento (L’erba voglio). E si dedica così alle battaglie per i diritti dei popoli. Come quella per i vietnamiti, i boat people che scappavano dal comunismo. A loro favore si fa addirittura promotore di un incontro nel 1979 tra Jean-Paul Sartre, Raymond Aron e il presidente francese Valéry Giscard d’Estaing. Nel 1999 sceglie di abbandonare il pacifismo professato in una fase del suo passato e si schiera a favore di un intervento militare in Serbia. Con il tempo individua negli Stati Uniti il difensore della democrazia occidentale, convinto che in molte situazioni sia necessaria la forza per garantire i diritti delle persone. Quelli ignorati dalla Francia in Ruanda e dalla Russia in Cecenia, solo per citare alcune delle sue battaglie. Nel 2007 sostiene in campagna elettorale Nicolas Sarkozy contro una sinistra che considera inadeguata ad affrontare i problemi sociali del suo Paese.

Lara Martino