Giovani, e di qualità. Era da un po’ che i figli minori del dio Ariston non stuzzicavano la curiosità della critica e il gradimento di un pubblico tradizionalmente più incline agli animali da palcoscenico che alle piccole formiche emergenti. Il tabù s’infrange, e non poteva essere altrimenti, nell’anno del Festival dei record. Giovani proposte col botto. Complice la scelta di farle esibire per prime, a inizio serata, e con la formula sfida più eliminazione diretta ereditata dai talent. Il risultato è il migliore degli ultimi anni.

Gli eroi son sempre giovani e belli, cantava uno che su questo palco non ci è mai voluto salire. Questa volta anche bravi. Brava Chiara Dello Iacovo che vince il premio per la migliore esibizione e arriva seconda. Bravissimo Francesco Gabbani, dal pasticciaccio dell’esclusione al podio bis: premio della critica e vincitore della categoria «Nuove proposte». Non sono solo canzonette. Amen e Introverso di spiccio hanno solo il titolo. Introversa lei, estroverso lui, che in conferenza stampa le ruba la scena. Ma con il sorriso. È il trionfo della leggerezza non banale, quella che si rifiuta di «prendere opinioni in affitto» e lascia «astemi in coma etilico per l’infelicità».

Vince la categoria «Nuove proposte» Francesco Gabbani, 34 anni, da Carrara. Professione cantautore. Polistrumentista per inclinazione – la sua famiglia possiede l’unico negozio musicale della città – baffetto e sorriso per veracità. Il Michelangelo della musica cesella un testo ricercato e sognatore, mistico e proverbiale. Strizza l’occhio alle costellazioni oniriche del songwriting all’italiana – quello delle Luci della centrale elettrica – spalmandolo su un sound alla Battiato e moderatamente ballabile. Fa tutto la materia prima: le parole. Tra azzardi linguistici e contorsioni grammaticali, l’effervescente Gabbani mette d’accordo tutti, ad eccezione di Miele.

Il caschetto nero tutto acqua e sapone strappa consensi e sorrisi. Chiara Dello Iacovo, cantautrice classe 1995, è l’alternativa trendy di Gabbani. Una Pippi Calzelunghe in salopette. Un metro e mezzo di minuziosità e potenza. La piemontesina di Asti è il trionfo della genuinità: il suo è un inno all’integrità e all’orgoglio di essere se stessi. La felicità, dice, è una ricetta semplice. E ha il candore di una canzone agrodolce, leggera nei toni, seria nei temi.
È l’elogio delle voci di dentro, di un mondo da esplorare con il mimetismo di un palombaro e con lo stupore degli introversi.

Elisabetta Invernizzi
Angelica D’Errico