La facciata del museo Carnavalet di Parigi

Super Bowl, tatuaggi e videogiochi: i numeri romani stanno bene su tutto. Ma non nelle sale dei musei francesi. Il Louvre, uno dei più importanti al mondo, già da qualche anno indica con i numeri romani solo re e regine. Forse influenzato dal prestigioso cugino, il Carnavalet ha deciso di adeguarsi: il museo dedicato alla storia della Ville Lumière porta a compimento il processo di “modernizzazione” iniziato nel 2016: tutto in numeri arabi, leggere Luigi XIV per un turista può «essere un ostacolo alla comprensione». Così Noèmie Giard, responsabile dei servizi al pubblico, giustifica la scelta del museo aggiungendo che anche le didascalie saranno più corte: massimo 1500 battute, 500 se destinate ai bambini. Altrimenti non le legge nessuno.

Polemiche – Non sono mancate le polemiche. Il direttore del museo di Belle Arti di Rouen, nel nord della Francia, si è opposto all’idea perché «il museo è senza dubbio uno dei luoghi dove possiamo continuare a far vivere e a spiegare (i numeri romani, ndr)». Il latinista Jacques Gaillard ha detto a Le Figaro che non sono difficili da leggere, basta imparare, ma «la cultura antica sta pian piano scomparendo». Massimo Gramellini sul Corriere della sera è eloquente: «Questa storia dei numeri romani è la sintesi perfetta della catastrofe culturale in corso: prima non si insegnano le cose, e poi le si eliminano per non far sentire a disagio chi non le sa». Le Figaro cita Giusto Traina, professore di storia romana all’università Sorbona di Parigi, che assolve il pubblico affermando che «il vero problema sono le persone che decidono, dai dirigenti locali ai politici, che non mangiano con la cultura» e per questo non ne comprendono l’importanza.

Il commento – Il professor Ivano Paccagnella, docente di storia della lingua italiana dell’Università di Padova, considera la questione frutto di una sterile polemica: «C’è una spiegazione precisa e quasi banale, i francesi dicono Louis quatorze (quattordici) e non quatorzième (quattordicesimo) come noi». È inutile negare che sempre meno persone conoscono i numeri romani, insegnati a scuola ma presto dimenticati. «Colpisce che a fare una scelta di questo tipo siano i francesi – prosegue Paccagnella – sono un popolo estremamente conservatore, usano ancora ordinateur per riferirsi al computer». E conclude: «Le lingue seguono un processo di evoluzione culturale, se qualcosa non è più comprensibile è giusto che venga sostituito».