«Dobbiamo individuare i network che diffondono le bugie ed è in quel caso che possiamo davvero avere un potere effettivo. Svelare un network è come svelare la corruzione». Queste le parole di Maria Ressa, giornalista filippina e fondatrice del social news network Rappler, riguardo la missione del giornalismo contro le fake news e la disinformazione.

Il 4 aprile al Festival internazionale di Perugia, accolta da un’ovazione, ha raccontato dei problemi avuti con il governo delle Filippine dopo aver svelato il sistema di corruzione, gli abusi della polizia e le uccisioni extragiudiziali nella guerra alla droga. Solo una settimana fa era stata arrestata per la sesta volta, prima di essere rilasciata su cauzione. Vicende che non hanno spento il suo entusiasmo e la sua determinazione: «Abbiamo provato a rendere il governo responsabile per le proprie azioni e continuiamo a fare questo lavoro nonostante le pressioni».

A margine del suo incontro con Indira Lakshmanan, giornalista del Boston Globe e direttrice esecutiva del Pulitzer Center, la fondatrice di Rappler, con una trentennale esperienza tra la Cnn a Manila e Jakarta e la Abs-Cbn News, ha espresso il suo pensiero riguardo all’uso politico dei social media. Secondo la Ressa, sono utilizzati dai governi per abbassare la credibilità delle fonti: «Nel momento in cui le persone mettono in dubbio i fatti, poi non sanno quale sia la verità e nel momento in cui non hai verità non hai fiducia».