«Ci vuole molto coraggio a guardarsi intorno e a vedere il mondo non com’è, ma come dovrebbe essere. Un mondo in cui un quarterback diventa l’amico del cuore di un ragazzo gay e in cui una nasona approda a Broadway. Glee club significa immaginare un mondo così, trovare il coraggio di aprire il proprio cuore e cantare queste emozioni». Finiva così 10 anni fa Glee. Dopo sei stagioni a tentare di sabotare il club di canto e ballo, la cattiva allenatrice di cheerleaders Sue Sylvester, si ricredeva e chiedeva scusa. Nel farlo, introduceva l’ultima grande esibizione della serie: I lived degli OneRepublic in versione armonizzata. Un finale che ha lasciato tutti i Gleeks (nome con cui i fan della serie si identificavano) con gli occhi lucidi. Sei anni, sei stagioni, 121 episodi, 4 Golden Globes e 1 SAG Awards: dal 2009 al 2015, Glee ha ottenuto un successo planetario. E ancora oggi, alle prime note di Don’t Stop Believin’, canzone dei Journey simbolo della serie, c’è chi si emoziona.
Il cast e la “maledizione Glee” – Se la serie è stata fortunata a livello di ascolti, non si può dire lo stesso per quanto riguarda il cast. Negli anni sono state numerose le tragedie e gli scandali che hanno visto protagonisti molto di loro, al punto da aver portato alla coniazione del termine “maledizione Glee“. Prima fra tutti la morte dell’attore Cory Monteith nell’estate 2013, allora compagno di Lea Michele, altra protagonista della serie. Il suo corpo fu rinvenuto in una stanza di albergo a Vancouver e si scoprì che a causarne la morte era stato un mix di droga e alcol. Tre mesi dopo la sua scomparsa, gli autori decisero di dedicare un episodio alla morte del personaggio che interpretava, intitolandolo The Quarterback. Oggi rimane l’episodio più impresso nella memoria e amato dai fan. Cinque anni dopo, un’altra tragedia colpì il cast: l’attore Mark Salling (interprete di Noah Puckerman) si tolse la vita. Era in attesa di giudizio dopo aver patteggiato per le accuse di possesso di materiale pedopornografico e rischiava dai 4 ai 7 anni di prigione. L’ultima vittima, infine, è stata Naya Rivera (Santana Lopez nella serie). Scomparsa il 9 luglio 2020 dopo aver fatto un bagno nel lago Piru in California, dove aveva affittato una barca per una gita con suo figlio di allora 4 anni, il suo corpo fu ritrovato quattro giorni dopo e l’autopsia confermò l’annegamento. A finire travolta dallo scandalo è stata invece Lea Michele, Rachel Berry nella serie tv. In seguito all’omicidio di George Floyd, l’attrice aveva mostrato solidarietà alle proteste: ma era stata attaccata dall’attrice nera Samantha Ware (che interpretava Jane) che, su Twitter, l’aveva accusata di non avere l’autorità per parlare di Floyd perché lei, ai tempi di Glee, trattava gli altri attori e il resto delle maestranze alla stregua di scarpe vecchie, trasformando letteralmente l’esperienza sul set in un «inferno» per tutti. A pronunciarsi a sostegno di Ware, e amplificare la gogna mediatica, furono poi anche altre colleghe: Alex Newell (Unique), Amber Riley (Mercedes), Melissa Benoist (Marley) e Heather Morris (Brittany).