Il Barbenheimer ha avuto il suo vincitore. Con cinque “globi dorati” contro due, il film di Christopher Nolan si aggiudica l’81esima edizione dei Golden Globe, riconoscimento alle migliori pellicole e alle migliori serie tv della stagione appena passata. Nella notte tra domenica 7 gennaio e lunedì 8 gennaio al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills (California) è andata in scena la premiazione più attesa dell’anno nell’ambiente cinematografico subito dopo gli Academy Awards. Un’edizione, condotta dal cabarettista Jo Koy, con prime volte e vittorie annunciate dove il candidato italiano, Io capitano di Matteo Garrone, ha visto svanire le sue speranze: la statuetta per il miglior film non in inglese è andata ad Anatomie d’une chute della regista francese Justine Triet.

Barbie vs Oppenheimer – Al film di Greta Gerwig sono andati due premi la cui vittoria era già stata annunciata dalla critica e dal pubblico: miglior blockbuster, categoria introdotta quest’anno per i lungometraggi con incassi superiori ai 150 milioni di dollari, e miglior canzone originale. Dopo l’Oscar del 2022, la popstar Billie Eilish e suo fratello Finneas hanno conquistato questa statuetta per il brano What Was I Made For?. Nella rosa del film sulla bambolina più famosa del mondo c’erano altre due canzoni: Dance The Night e I’m Just Ken interpretata da un Ryan Gosling che su Spotify ha totalizzato oltre 70 milioni di stream, mentre su Youtube il video ha raggiunto 3 milioni di visualizzazioni. Parafrasando una frase del film, “I am Ken-ough”, dove il protagonista maschile raggiunge la piena consapevolezza di sé e dei suoi limiti, anche il film di Gerwig nella serata si è scontrato con la realtà. La pellicola ha vinto i riconoscimenti che erano anche i suoi unici cavalli di battaglia e così Margot Robbie si è accontentata di applaudire la collega Emma Stone premiata come miglior attrice in un film commedia o musicale con Poor Things!, il film del greco Yorgos Lanthimos che ha vinto anche il premio come miglior film nella sua categoria. Il Barbenheimer, il confronto dell’estate dilagato come meme su internet che aveva riempito i cinema statunitensi, ha così visto nel rivale il vero vincitore. Il successo ha infatti sorriso all’opera di Christopher Nolan che con la sua biografia sullo scienziato e fisico J. Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, ha portato a casa cinque globi dorati. Miglior film drammatico ma soprattutto tante prime volte: miglior regia proprio a Nolan, miglior attore protagonista in un film drammatico a Cillian Murphy, miglior attore non protagonista a Robert Downey Jr., miglior colonna sonora originale a Ludwig Göransson. Murphy è apparso commosso una volta salito sul palco per ritirare il premio, aveva appena baciato la moglie quando ha esordito con: «Prima domanda: ho il rossetto sul naso?», e poi fingendo di toglierselo, «Me lo tolgo, no anzi me lo tengo». Commozione anche per Nolan che agguanta il riconoscimento alla terza candidatura e ricorda l’amico e attore scomparso Heath Ledger, il Joker in Il cavalier oscuro: «L’unica volta che ero salito su questo palco era stato per accettare un premio per conto del nostro caro amico [Heath Ledger] ed è stato complicato e impegnativo per me».

Miyazaki e Gladstone – Il regista giapponese e fondatore dello Studio Ghibli Hayao Miyazaki ha vinto il premio per il miglior film d’animazione con Kimi-tachi wa do ikiru ka (Il ragazzo e l’airone), suo testamento filmico, uscito nelle sale italiane il primo gennaio. Un altro ritorno, quello del regista italo-americano Martin Scorsese con il racconto tra lo storico e il poliziesco di Killers of the flower moon, che ha raccolto solo un premio su sei nomination. A vincere la statuetta come miglior attrice in un film drammatico è stata Lily Gladstone che nel lungometraggio interpreta la moglie di Leonardo Di Caprio (anche lui candidato, ma non vincitore), uno spregiudicato affarista guidato dallo zio (Robert De Niro) assetato delle terre degli indiani da cui sgorga il petrolio. Gladstone, discendente dalla tribù dei Piedi Neri, ha voluto ricordare il suo popolo nella loro lingua: «Non appartiene solo a me. La sto tenendo in mano ora. La sto tenendo in mano con tutte le mie splendide sorelle nel film al tavolo qui, e mia madre, poggiata sulle spalle di tutti voi. Questo è per ogni piccolo ragazzo ‘rez’ [originario di una riserva indigena], ogni piccolo ragazzo di città, ogni piccolo Nativo là fuori che ha un sogno e si vede rappresentato nelle nostre storie raccontate da noi stessi, con le nostre parole, con alleati eccezionali e un’enorme fiducia da parte nostra, gli uni negli altri».

Gli altri riconoscimenti – La migliore sceneggiatura è andata a Justine Triet e Arthur Harari per Anatomia di una caduta. Paul Giamatti ha vinto come miglior attore in un film commedia o musicale per il suo ruolo in The Holdovers (Lezioni di vita) che ha visto anche premiata Da’Vine Joy Randolph come miglior attrice non protagonista.

Succession sopra tutti – «Beccati questa Pedro, è mio». Così celebra la vittoria Kieran Culkin, miglior attore protagonista in una serie drammatica per il suo ruolo in Succession, la serie pluripremiata ispirata alla storia della famiglia Murdoch. Il riferimento giocoso è per Pedro Pascal candidato per la sua interpretazione in The Last Of Us, serie tv tratta dall’omonimo videogioco post-apocalittico esclusiva Playstation. Succession ha vinto anche il riconoscimento come miglior serie drammatica, migliore attrice in una serie drammatica (Sarah Snook), miglior attore non protagonista (Matthew Macfadyen). La cerimonia ha visto però anche l’affermazione di The Bear e Beef. La prima, che tratta di una brigata di cucina che combatte tra ritmi lavorativi stressanti e salute mentale, ha ottenuto il premio come miglior serie commedia o musicale, mentre l’attore (Jeremy Allen White) e l’attrice (Ayo Edebiri) protagonisti hanno vinto le rispettive categorie. Beef, produzione Netflix che analizza le conseguenze di un incidente stradale sulla vita delle persone coinvolte, ha vinto il riconoscimento come miglior mini-serie o film per la televisione e ha visto trionfare anche come miglior attoreSteven Yeun e come miglior attrice Ali Wong. The Crown, produzione Netflix che ripercorre la vita della regina del Regno Unito Elisabetta II, ha visto salire sul palco del Beverly Hilton Hotel solo Elizabeth Debicki (Diana Spencer nella serie), miglior attrice non protagonista in una serie. Ricky Gervais con il suo spettacolo Armageddon ha vinto invece nell’altra categoria novità di quest’anno: miglior stand-up comico.