É una cerimonia surreale e all’insegna del politically correct quella che nella notte tra il 14 e il 15 marzo 2021 ha incoronato Beyoncé come l’artista donna più vincente della storia dei Grammy Awards. Posticipata di oltre un mese per il picco di contagi che ha colpito Los Angeles, l’evento non ha visto né pubblico né red carpet, con gli artisti seduti distanziati che si sono esibiti in un mix di performance dal vivo e pre-registrate.
Queen Bey – Mattatrice della serata è stata Beyoncé, che ha vinto il premio per la miglior performance R&B con «Black Parade», quelli di miglior performance e miglior canzone rap con «Savage» e quello per il miglior video musicale con «Brown Skin Girl». In quest’ultimo è stata premiata anche Ivy Carter, la figlia di Queen Bey e del rapper Jay-Z, che a 9 anni diventa una delle più giovani vincitrici della storia dei Grammy Awards. Con le quattro statuette ricevute ieri, Beyoncé raggiunge i 28 premi e diventa la donna più titolata della storia dei Grammy, superando i 27 titoli della violinista Alison Krauss. «Sono onorata ed entusiasta», ha dichiarato visibilmente emozionata la cantante statunitense.
Donne al potere – Ma non c’è solo Beyoncé nella serata di Los Angeles. Tutti i principali premi messi in palio sono stati vinti da donne: Billie Eilish bissa il Disco dell’Anno del 2020 con «Everything I wanted», Taylor Swift trionfa con l’Album dell’Anno grazie a «Folklore», H.E.R. si aggiudica la Canzone dell’Anno con l’impegnata «I can’t breathe», mentre l’Artista Emergente dell’Anno è la rapper 26enne Megan Thee Stallion. C’è gloria anche per Lady Gaga, assente alla cerimonia perché impegnata in Italia con le riprese del film «House of Gucci». La star di origini siciliane è stata premiata per il miglior duetto pop insieme ad Ariana Grande con la canzone «Rain on Me». Trionfo anche per il 73enne James Taylor, che vince il premio per il miglior album pop tradizionale con «American Standard». Vincente anche la prima esibizione ai Grammy dell’ex One Direction Harry Stiles, che ottiene la miglior interpretazione pop solista con «Watermelon Sugar».
Impegno politico – Nell’anno di Black Lives Matter, sono molte le canzoni impegnate contro il razzismo a trionfare a Los Angeles. «I can’t breathe» riprende le ultime parole di George Floyd («Non riesco a respirare»), l’uomo di colore ucciso il 25 maggio 2020 a Minneapolis da un agente di polizia, che gli ha premuto il ginocchio sul collo per 8 minuti. «Black Parade» e «Brown Skin Girl» invece rispecchiano rispettivamente l’orgoglio e le difficoltà di essere neri nel XXI secolo. In questo clima di estrema attenzione al politically correct, non poteva mancare un riferimento esplicitamente politico: «Non posso credere che una persona così bella e talentuosa venga dallo stesso Paese di Boris Johnson!», ha scherzato il conduttore Trevor Noah al termine dell’esibizione del britannico Harry Stiles.