Un’anteprima di come sarà la nuova arena del Colosseo

Il Colosseo avrà di nuovo la sua arena. È stato aggiudicato ieri, domenica 2 maggio, il bando di gara per ricostruire la superficie centrale dell’Anfiteatro Flavio con una pavimentazione in legno da 3 mila metri quadrati, che la renderà interamente calpestabile per la prima volta dopo 200 anni. Un intervento da 18,5 milioni di euro che prevede una struttura reversibile, ecosostenibile e ad alto contenuto tecnologico. Il ministro della Cultura, Dario Franceschini: «Sarà riservata ad eventi di grandissimo livello».

Un’idea che parte da lontano – L’iniziativa, illustrata dal ministro della Cultura e dalla direttrice del monumento simbolo di Roma e dell’Italia, Alfonsina Russo, era in germe già dai tempi del primo mandato Franceschini, nel 2014, quando fu proposta dall’archeologo Daniele Manacorda. All’epoca furono stanziati tutti i 18,5 milioni di euro previsti per l’intervento ma poi il progetto venne temporaneamente stoppato fino a dicembre 2020, quando Invitalia, l’agenzia pubblica per gli incentivi alle imprese, ha pubblicato il bando per dare avvio ai lavori. Ad aggiudicarsi il progetto in qualità di capogruppo Milan Ingegneria, società veneta che vanta un portfolio ricchissimo di progetti in tutto il mondo e collaborazioni con grandi firme dell’architettura. Tra i suoi lavori più importanti, l’ospedale di Emergency in Uganda, in corso di realizzazione insieme a Renzo Piano, e il restauro della Basilica Palladiana di Vicenza. La scelta del progetto, redatto insieme all’architetto Fabio Fumagalli di Labics e ad altri soggetti, è avvenuta ad opera di una commissione sorteggiata dalla stessa Invitalia e composta da specialisti come Salvatore Acampora, Alessandro Viscogliosi, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli, che lo ha preferito ad altri 10. L’arena «è esistita fino al 1800, quando sono cominciati gli scavi archeologici», ha ricordato Franceschini. «Con la ricostruzione i visitatori recupereranno la visione del Colosseo dal centro, che ora manca, ma in assoluto verrà migliorata la tutela del monumento e la sua fruibilità», ha concluso il ministro.

High tech e sostenibile – Come spiegato da Milan Ingegneria, il piano di calpestio sarà impostato alla stessa quota di quello dell’epoca Flavia. Le travi verranno poggiate sulle strutture murarie senza ancoraggi meccanici e dotate di pannelli mobili dall’anima in fibra di carbonio e legno che, muovendosi e ruotando come un sofisticato brie soleil, garantiranno la vista dei sotterranei e la loro areazione. Grazie a 24 ventilatori umidità e temperatura degli apogei saranno controllate costantemente così che in 30 minuti sia assicurato il ricambio completo dell’aria. Tutta la superficie proteggerà quindi le strutture sottostanti dagli agenti atmosferici, riducendo anche il carico idrico con un sistema di raccolta e recupero dell’acqua piovana che alimenterà i bagni del monumento. «Una struttura estremamente leggera e completamente reversibile», spiegano da Milan Ingegneria, mentre Franceschini parla di «un progetto ambizioso che aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche recuperando l’immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica».

I prossimi passi – «Ora ci vorranno altri mesi per mettere a punto l’esecutivo e contemporaneamente dovrà essere lanciato un altro bando di gara per individuare l’impresa che lo costruirà. Ma i tempi sono abbastanza contenuti», anticipa la direttrice del parco archeologico Alfonsina Russo, che precisa che la nuova arena dovrebbe riuscire a vedere la luce entro il 2023». Nel frattempo si lavora già per organizzare il primo di quegli «eventi di rilievo internazionale» che l’anfiteatro sarà in grado di ospitare in maniera continuativa a intervento concluso: Franceschini ha annunciato che il prossimo 29 luglio la struttura ospiterà simbolicamente il primo incontro dei ministri del G20 cultura.

Le polemiche – Non sono però mancate critiche da più parti. «Ottime professionalità messe al sevizio di un pessimo progetto», ha commentato lo storico dell’arte Tomaso Montanari. «Pompare ulteriori risorse nel luogo più visitato d’Italia quando ci sono tanti siti minori ancora a secco, mi sembra a priori inopportuno», gli ha fatto eco l’archeologo Paolo Liverani, aggiungendosi al coro dei tanti che si preoccupano anche dei potenziali danni che l’uso da parte del pubblico potrebbe causare al sito archeologico. Puntuale la replica degli autori del progetto, convinti che la nuova arena aiuterà innanzitutto la conservazione del monumento da 7 milioni di visitatori l’anno: «Il nuovo piano dell’arena proteggerà gli ambienti sottostanti dagli agenti atmosferici e anche lo scarico idrico verrà notevolmente ridotto grazie ad un sistema di raccolta dell’acqua piovana che poi verrà riutilizzata nei servizi igienici del Colosseo», hanno dichiarato da Milan Ingegneria. «Nessuno pensa che diventi un luogo di spettacolo», ha detto invece Franceschini, «ciò non toglie che alcuni eventi internazionali rispettosi della tutela si potranno fare». «Il Colosseo è il nostro monumento simbolo è giusto che si discuta. Ma è una grande sfida dell’Italia», ha concluso il ministro.

La storia – Commissionato dall’Imperatore Vespasiano intorno al 70-72 d.C. e concluso nel 79 d.C, il Colosseo fu per secoli luogo di ritrovo e condivisione oltre che di celebrazione del potere politico degli imperatori romani. Chiamato anche Anfiteatro Flavio in onore della gens cui apparteneva lo stesso Vespasiano, dopo aver ospitato per secoli battaglie navali e scontri tra gladiatori, dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente venne adibito ad attività quali la caccia di animali selvatici fino ad essere progressivamente abbandonato. Ad oggi è il più grande anfiteatro del mondo, in grado di contenere tra 50 e 87 mila spettatori, e dal 2007 rientra nell’elenco delle sette meraviglie del mondo insieme a siti archeologici come Machu Picchu, Chichen Itza, il Cristo Redentore, la Grande Muraglia cinese, Petra e il Taj Mahal. Nel 1980 è stato inoltre inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’Unesco, assieme a tutto il Centro storico di Roma, le Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia e la Basilica di San Paolo fuori le mura.