“È patrimonio della cultura e della letteratura nazionale e va preservato”. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini interviene in prima persona per salvaguardare “l’ermo colle” di Recatini, nelle Marche, immortalato dall’Infinito di Giacomo Leopardi. Il paesaggio protagonista della poesia più famosa della letteratura italiana rischia di essere compromesso dall’espansione edilizia. L’area è interessata da un progetto di privati di restauro di una vecchia casa colonica. I proprietari vogliono trasformarla in una country house con parcheggio lungo la Valle del Passero Solitario, versante del Colle dell’Infinito e unica parte intatta del paesaggio leopardiano. Gli uffici competenti del ministero dei Beni culturali sono già al lavoro per “ribadire il parere negativo sui progetti che interessano l’area”, ha sottolineato Franceschini.
La Soprintendenza ai beni Architettonici e del Paesaggio delle Marche si è già espressa nel senso negativo rispetto al progetto. A risollevare la questione è stata la sentenza del Consiglio di Stato del 25 marzo che ha prescritto la riformulazione del parere provocando la presa di posizione di Franceschini. Un parere viziato da “difetto di motivazione” secondo il Tar delle Marche. I giudici amministrativi avevano accolto un ricorso dei privati. La Soprintendenza ha fatto l’appello tramite l’Avvocatura dello Stato, affiancata dal Fondo ambiente italiano e da Italia nostra, associazione per la salvaguardia dell’ambiente, ma è stato respinto dal Consiglio di Stato
All’indomani della sentenza del Consiglio di Stato è arrivata anche la reazione della stessa Soprintendenza. Secondo il soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche Stefano Gizzi, il verdetto non va interpretato come il via libera alla trasformazione della casa colonica in country house. Anzi, la sentenza “ribadisce il ruolo primario della Soprintendenza, giustamente, rimettendo a quest’ultima il parere definitivo”. La richiesta della parte privata potrebbe essere soddisfatta solo in parte, ossia se il progetto venisse rimodulato così da contemplare “il mero restauro conservativo della casa colonica”, senza incidere sul paesaggio del colle di Leopardi.
L’area è sottoposta a vincolo in base ad un decreto del 1955, che però non implica l’inedificabilità assoluta, ma prevede la possibilità di interventi sul territorio nel rispetto del valore estetico e tradizionale dell’area. Un patrimonio immateriale – secondo il conte Vanni Leopardi, discendente del poeta – che va tutelato con una legge ad hoc, o quanto meno con un provvedimento “non a maglie larghe, un piano che faccia chiarezza”, oltre ad un “restauro con piante e colori” per restituire al visitatore moderno “l’emozione cantata da Giacomo, il senso dell’infinito”.
Anna Lesnevskaya