Un figlio sordomuto che pensa che il padre sia «insensibile e rozzo». Il padre che considera il figlio «anormale e immaturo». Una casa isolata e lontana dalla civiltà, nel mezzo della campagna lituana, dove manca anche la corrente elettrica. L’incapacità dei due uomini di parlarsi e comprendersi. Sono questi gli ingredienti che, insieme alla fotografia e alla semplicità delle immagini, hanno permesso a “Dead Ears” di vincere il premio come miglior documentario del Festival dei Diritti Umani di Milano. La giuria selezionata dal Festival, composta da Nina zu Fürstenberg, Barbara Sorrentini e Francesco Clerici, ha premiato infatti il 7 maggio, durante la serata conclusiva del Festival, il vincitore tra i 19 documentari in gara per la sezione Doc.

Il vincitore. Diretto da Linas Mikuta, regista lituano di 37 anni, “Dead Ears” racconta in 42 minuti (realizzati in quattro anni, tra riprese e post produzione) una storia di conflitti e distanze, di delicatezza e violenza tra un padre e suo figlio. «È una metafora potente della incomunicabilità, che è uno dei tanti risvolti del ragionamento sulla libertà d’espressione (tema scelto per questa seconda edizione del festival, ndr). Un’incomunicabilità che a volte è data dalla furbizia nel deteriorare il messaggio, altre volte è proprio incapacità di comprendersi», ha detto il direttore del Festival Danilo De Biasio,  d’accordo con la scelta della giuria.

Il premio “diritti umani”. Altrettanto apprezzata la decisione dell’associazione milanese “Reset-diritti umani”, organizzatrice del Festival, di premiare il documentario “Dönüs / Return” di Valeria Mazzucchi. Un film che segue il percorso del reporter Jérôme Bastion, per 20 anni corrispondente francese da Istanbul, che dopo l’elezione nel 2015 di Erdogan decide, a malincuore, di abbandonare la sua seconda patria, considerata ormai in uno stato di declino antidemocratico e autoritario.

Il Festival. Oltre 70 ospiti, 2500 studenti in visita e un pubblico ogni giorno sempre più numeroso: la seconda edizione del Festival si è chiusa con la soddisfazione di organizzatori e partner che sul palco della Triennale di Milano si sono alternati, durante la serata conclusiva, per i ringraziamenti di rito. «La cosa bella è imparare cose nuove. Quello che ho imparato quest’anno è che oggi stiamo rischiando, più che in qualsiasi altra epoca, di non essere noi a usare i mezzi di comunicazione, ma di essere usati», ha commentato De Biasio al termine del Festival.

 

La gallery dei 19 documentari in gara, selezionati da Sole luna festival tra oltre 400 candidati arrivati da tutto il mondo.