Quattromila sigarette sono diventate 5 litri di inchiostro. Quanto è servito per dipingere una tela di sessanta metri quadrati che è un manifesto artistico contro il fumo. Un modo per far rivivere senza filtri quello che succede nei polmoni e nelle teste dei fumatori.

Si tratta di un’infografica scientifica rivisitata in chiave artistica dallo street artist Ozmo, che dopo una formazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze e un inizio di carriera nel panorama fumettistico, si è lanciato con successo nel mondo del writing fino a dipingere, al centro sociale Leoncavallo di Milano, quella che Vittorio Sgarbi definì “la Cappella Sistina della contemporaneità”.

Dal 10 al 19 aprile l’esibizione Smok INK, presentata a Milano durante il Fuori Salone 2013, mostra attraverso una commistione di dati, immagini e parole tutti i motivi per cui è ora di accendere l’ultima sigaretta.

L’installazione è stata curata da Moreno De Turco e Mirco Pagano, creativi di TBWA Italia, mentre a fornire il materiale scientifico è stato l’ospedale Humanitas di Rozzano (Milano),  partner dell’iniziativa che ha sostenuto il progetto insieme alla Fondazione Humanitas.

“Smok-Ink è un’installazione che coinvolge letteralmente i visitatori – dicono gli organizzatori – mostrando dall’ interno i danni prodotti dal fumo delle sigarette. Il risultato, dunque, ribalta le prospettive ed è un’esperienza che lascia il segno”.

L’inchiostro speciale è stato ottenuto utilizzando un’apposita macchina che aspira le sigarette, estraendo le sostanze nocive che si depositano nel nostro corpo e utilizzandole come materia prima per l’esperimento di social art.

Sono ancora 70mila all’anno le morti per fumo in Italia. Se i pacchetti di sigarette che ne espongono i danni  non bastano a smettere, nuove forme di comunicazione potranno, forse, contribuire alla causa.

Silvia Ricciardi