Cent’anni fa, tra il tintinnio dei bicchieri da cocktail, nasceva Jay Gatsby, un uomo che inseguiva un sogno più grande di lui. Era il 10 aprile 1925 quando Il Grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald arrivava nelle librerie. Oggi, nel 2025, rileggiamo quelle pagine e ci troviamo riflessi nei desideri impossibili, nelle illusioni dorate, nelle crepe di una società che corre verso il nulla.

Illusione americana – Quando Fitzgerald scrisse Il Grande Gatsby, gli Stati Uniti erano un turbine di jazz, eccessi e promesse. La Prima Guerra Mondiale era alle spalle, la prosperità sembrava eterna. Ma sotto la superficie luccicante si nascondevano disuguaglianze, vuoti esistenziali, sogni destinati a infrangersi. Jay Gatsby, con la sua villa sfarzosa e il suo amore disperato per Daisy Buchanan, incarna quell’illusione: la convinzione che il passato si possa riconquistare, che la ricchezza possa comprare la felicità. Oggi, a cent’anni di distanza, il mondo è cambiato. Viviamo in un’epoca di influencer, criptovalute e successi istantanei, dove il “sogno americano” si è trasformato in una corsa globale verso la visibilità e il potere. Eppure, come Gatsby, ci troviamo spesso a fissare una luce verde lontana, una lampada situata alla fine del molo della casa di Daisy, visibile dalla casa di Jay attraverso la baia. Essa rappresenta un ideale, un amore, un traguardo, che sembra sempre sfuggirci.

Desiderio – Al centro del romanzo c’è una storia d’amore che è più di un semplice romanticismo. Gatsby non ama solo Daisy, ama ciò che rappresenta: un simbolo di purezza, di un passato perduto, di un mondo che forse non è mai esistito. Questo lo rende tragicamente umano. Che sia un amore non corrisposto, una carriera irraggiungibile o la nostalgia di un tempo che sembra sempre migliore di quello presente, il desiderio di Gatsby è il nostro. La modernità non ha cancellato questa tensione. Anzi, l’ha amplificata. In un mondo connesso, dove ogni storia è a portata di clic, cerchiamo ancora quel “qualcosa” che dia senso al caos. E come Gatsby, spesso ci perdiamo nel tentativo di afferrarlo.

Il vero protagonista – Fitzgerald non raccontava solo una storia d’amore, ma una critica feroce alla sua epoca. Attraverso gli occhi di Nick Carraway, il narratore, vediamo una società divisa: i nuovi ricchi come Gatsby, i privilegiati come Tom e Daisy Buchanan, i sognatori destinati a rimanere ai margini. Le loro vite si intrecciano in una Long Island che è insieme un paradiso e una prigione. Oggi, queste divisioni risuonano ancora. Le disuguaglianze economiche, la superficialità di certi valori, l’indifferenza di chi ha tutto verso chi non ha nulla: i Buchanan del 2025 esistono, e il loro egoismo non è meno distruttivo. Ma c’è speranza in Nick, nella sua capacità di osservare e riflettere, di cercare un senso anche nel disincanto. Forse è lui il vero eroe, quello che ci invita a guardare oltre le luci abbaglianti.

Il successo – Il Grande Gatsby è diventato uno dei romanzi più celebri della letteratura americana, ma non lo è stato fin da subito. Pubblicato nel 1925, inizialmente vendette poco più di 20.000 copie e ricevette recensioni contrastanti. F. Scott Fitzgerald morì nel 1940 credendo che la sua opera fosse stata dimenticata. Il successo arrivò solo dopo la sua morte, in particolare a partire dagli anni ’50, quando il libro fu adottato nei programmi scolastici e universitari negli Stati Uniti. Questo lo rese un testo di riferimento per milioni di studenti americani, consolidando il suo status di classico moderno. Negli anni successivi, le vendite continuarono a crescere costantemente. Oggi si stima che Il Grande Gatsby abbia venduto oltre 30 milioni di copie nel mondo. Solo negli Stati Uniti, continua a vendere circa 500.000 copie ogni anno. La sua fortuna editoriale è stata alimentata anche da ripetuti adattamenti cinematografici, in particolare quello del 2013 diretto da Baz Luhrmann e interpretato da Leonardo DiCaprio, che ha incassato più di 350 milioni di dollari a livello globale.