Solo 43 milioni di dollari dal mercato americano, più o meno altrettanti dal resto del mondo: in totale il bilancio di guadagni del primo fine settimana al cinema di Biancaneve si ferma sotto ai cento milioni. Il nuovo live-action della Disney sta rappresentando più un problema che una risorsa per la società. Le spese di produzione del film, che riprende la trama del cartone animato del 1937 ma interpretata da attori in carne ed ossa, hanno infatti raggiunto i 270 milioni di dollari (senza contare quelle del marketing, stimate in un altro centinaio). Una partenza in salita, anche se in alcuni Paesi i risultati al botteghino sono stati positivi: in Italia è stato il film più visto al cinema nel fine settimana, con un totale di 2,2 milioni di euro di guadagni.

Le polemiche – Il nuovo Biancaneve della Disney sembra aver risentito delle critiche ricevute sin dal 2021, anno in cui era stato annunciato il cast. A scatenare le polemiche è stata la scelta di Rachel Zegler, attrice di origine latino-americane, per rappresentare Biancaneve, descritta dalla fiaba originaria come una ragazza dalla pelle candida come la neve. Zegler aveva fin dalle prime dichiarazioni rivendicato la volontà della produzione di modificare la storia originale, sostenendo che il principe azzurro fosse uno «stalker» e che non sarebbe stata salvata da lui: «Biancaneve non sognerà il vero amore. Sognerà di diventare la leader che sa di poter essere». Poi si sono aggiunte le dichiarazioni dei produttori riguardanti i personaggi dei sette nani. All’inizio erano stati mantenuti come nella fiaba originale, poi sono stati sostituiti da generiche “creature magiche” realizzate in computer grafica, dopo che l’attore Peter Dinklage, affetto da nanismo, aveva accusato la casa produttrice di «cambiare la protagonista, ma mantenere la storia retrograda di sette nani che vivono in una grotta». Una decisione che, oltre alle critiche di chi voleva maggiore fedeltà all’originale, ha causato però anche le proteste in senso contrario di altri attori affetti da nanismo, come Dylan Postl o Jason Acuña, che hanno criticato la decisione di Disney in quanto avrebbe tolto posti di lavoro importanti per la categoria. Ultima in ordine cronologico la diatriba politica, nata dalle posizioni delle due attrici protagoniste, Rachel Zegler e Gal Gadot – che interpreta la regina cattiva –  sul conflitto arabo-israeliano. Zegler, oltre a essere stata pesantemente criticata dopo le elezioni americane per aver augurato ai «sostenitori di Trump, gli elettori di Trump e Trump stesso di non conoscere mai la pace», per poi scusarsene, ha più volte sostenuto la causa palestinese. Schieramento opposto a quello di Gadot, che ha origini israeliane e dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre aveva pubblicato un post con scritto: «Io sto dalla parte di Israele, dovreste farlo anche voi», venendo bersagliata più volte nei mesi successivi per il suo sostegno a Israele.

Recensioni – Ma le sole polemiche non spiegano totalmente il fallimento commerciale. Un altro film criticato per la sua rivisitazione con tematiche giudicate woke, La Sirenetta, uscito nel 2023 e dove come protagonista era stata scelta un’attrice afroamericana, si era invece rivelato un successo, con quasi 100 milioni di dollari di ricavi nei primi tre giorni di proiezione nei soli Stati Uniti e un riscontro discreto da parte della critica. Il live action Biancaneve è invece stato giudicato negativamente sia dalla stampa specializzata sia dagli spettatori. Secondo l’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes, tra i più utilizzati in ambito cinematografico, solo il 44% delle recensioni dei critici esprime un giudizio positivo, mentre molti giudizi criticano sia la trama sia la fotografia, in particolare la computer grafica. Le recensioni su IMDB, circa 50mila scritte dagli utenti, sono invece spietate: il film si aggiudica infatti una media di 2 stelle su 10.