Ennio Morricone alla fine ce l’ha fatta. Al sesto tentativo (uno in più dell’atteso Leonardo Di Caprio), il maestro italiano vince l’Oscar per la migliore colonna sonora grazie alle musiche di The Hateful Eight. Una statuetta che va ad aggiungersi a quella ricevuta nel 2007 per celebrare una carriera lunga sessant’anni e arrivata due giorni dopo la stella sulla Walk of Fame. Quando il musicista Quincy Jones apre la busta e legge il nome di Morricone, parte la standing ovation che accompagna il compositore italiano sul palco assieme al figlio Giovanni. «Ringrazio l’Academy per il prestigioso riconoscimento – esordisce Morricone, visibilmente commosso – Il mio pensiero va agli altri candidati e in particolare allo stimato John Williams. Non c’è musica importante se non c’è un grande film che la ispiri. Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria».

Una vittoria celebrata anche dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi che tramite Twitter non perde tempo e alle 5.26 si congratula con l’hashtag #orgoglio: «Grandissimo Maestro, finalmente!».

Un risultato per nulla scontato. Gli altri candidati erano altrettanti mostri sacri della musica cinematografica: il cinque volte premiato (e 50 volte nominato) John Williams (Star Wars: il risveglio della Forza), Thomas Newman ancora a bocca asciutta dopo 13 nomination (quest’anno per Il ponte delle spie), Carter Burwell (Carol) e Jóhann Jóhannsson (Sicario). Una gioia che Morricone ha condiviso con Quentin Tarantino, a cui va il merito di non aver perso la pazienza dopo dieci anni di corteggiamento e una venerazione per delle opere “suonate” in oltre 500 fra film e serie tv.

Non solo musica, però. Gli Oscar in palio erano 24 e non tutti compaiono nei titoli di testa. Lo sa bene Emmanuel Lubezki che con The Revenant vince la statuetta per la migliore fotografia stabilendo un nuovo record: è il primo a riuscirci per tre volte di fila, dopo cinque nomination andate a vuoto.

Sul piano tecnico, invece, la parte del leone la fa Mad Max: Fury Road che porta a casa sei statuette (costumi, montaggio, sonoro scenografia, trucco e acconciatura)  lasciando a Ex Machina quello per gli effetti speciali. Una piccola sorpresa, questa, che determina uno zero nella casella dei premi ricevuti dal kolossal Star Wars: il risveglio della Forza. La testa rasata e la faccia sporca di Charlize Theron sembrano funzionare più del ritorno al futuro di Harrison Ford e Carrie Fisher.

I tre premi Oscar di The Revenant: Emmanuel Lubezki, Leonardo Di Caprio e Alejandro Inarritu

I tre premi Oscar di “The Revenant”: Emmanuel Lubezki, Leonardo Di Caprio e Alejandro Inarritu

Nella sezione lungometraggi animati vince Inside Out di di Pete Docter sostenuto dalla Pixar. La storia di Riley, ragazzina che impara a crescere fra emozioni e sentimenti diversi che abitano la sua testa, ha battuto Quando c’era Marnie, ultima fatica dello studio Ghibli, ormai in dismissione dopo il ritiro del fondatore Hayao Miyazaky e gli scarsi incassi di  La storia della principessa splendente. Tra i film stranieri, dopo il successo italiano de La grande bellezza dello scorso anno, stavolta l’Oscar parla ungherere. Il figlio di Saul di László Nemes (al suo primo lungometraggio) ripercorre l’orrore dell’Olocausto fra vittime, carnefici e collaborazionisti. Il film mette in mostra la vicenda di un membro del Sonderkommando (il gruppo di ebrei ungheresi isolati rispetto agli altri prigioniere e costretti ad assistere i dottori nazisti durante lo sterminio) che decide di fingersi padre di un ragazzo appena gasato per garantirgli la giusta sepoltura. La ricerca di un rabbino all’interno del campo di concentramento diventa qui la metafora per la ricerca dell’umanità perduta.

Nicola Grolla