Franca Rame

Franca Rame, morta il 29 maggio a 84 anni (francarame.it)

Lo spettacolo piange la sua seconda perdita in due giorni. Dopo Little Tony, che si è spento a Roma lunedì 27 maggio, alle 11 del mercoledì successivo è morta a Milano Franca Rame. A portarli via, una malattia: un tumore nel caso del cantante, un ictus in quello dell’attrice 84enne. Che poi definirla attrice è poco. Attivista, senatrice, femminista, fondatrice di un collettivo teatrale. E la lista è ancora lunga. In coppia, nella vita e sul lavoro, da quando aveva 25 anni con il collega Dario Fo.

Ancora in fasce il debutto nelle commedie di famiglia. Ventun anni dopo, recita nella commedia Ghe pensi mi di Marcello Marchesi. Insieme a una delle sorelle. Poi nasce la sua, di famiglia: nel 1954 sposa Dario Fo. Diventa l’interprete preferite delle sue sceneggiature, altre Dario e Franca le scrivono a quattro mani. Negli anni Settanta, sperimenta in proprio: Parliamo di donne, L’eroina (sulla droga), La donna grassa. Al centro o sullo sfondo, le battaglie del movimento femminista a cui aveva aderito. Grande fortuna tocca a Tutta casa, letto e chiesa.

Nel frattempo arrivano la rottura (finita quindici anni più avanti) con la Rai, che censura a “Canzonissima”  le scenette politiche Rame-Fo e l’iscrizione al Partito comunista. Posizioni che le costeranno, nel 1973, il rapimento e le violenze – prescritti – da parte di cinque estremisti di destra. Esperienza portata sulle scene con un monologo, perché “lo stupro è spesso taciuto. E non descritto. Molte donne lo subiscono per strada o in casa, da padri, zii, fratelli”.

L’attrice è dalla parte delle donne. E pure degli operai: con il collettivo teatrale La Comune, fondato insieme al marito, interpreta in fabbriche e scuole occupate spettacoli di satira e di controinformazione politica. Spettacoli come Morte accidentale di un anarchico e Non si paga! servono anche a raccogliere fondi per i detenuti politici.

Milano era il cuore delle sue attività. Ma non solo. Franca Rame era cittadina onoraria di Palermo. In Piemonte era stata eletta senatrice nel 2006, nella lista di Italia dei Valori. Per lasciare Palazzo Madama due anni dopo, “complice di una indegnità democratica. Stiamo aspettando da 19 mesi che vengano mantenute le promesse fatte in campagna elettorale”. Così ha scritto nella sua lettera di dimissioni. Dopo l’ictus di aprile, però, è nel capoluogo lombardo che dà il suo addio alla vita.

Giuliana Gambuzza