«C’è tutto: conflitti, amore, sesso. E un Silvio Berlusconi a dir poco realistico. Sembra di averlo lì». Esordisce così Gianni Barbacetto, giornalista de Il Fatto Quotidiano. Lui che nel 2007 e nel 2012 ha scritto due libri sul caso di Mani Pulite (con Marco Travaglio e Peter Gomez) ci racconta in anteprima le impressioni su «1993». A distanza di pochi mesi dalla fine del capitolo precedente, «1992»,  e a poche ore dalla messa in onda della prima puntata, la nuova serie racconta il proseguimento della grande inchiesta anti-corruzione che sconvolse l’Italia. Eventi che furono la rovina di grandi nomi della politica ma che ne proiettarono altri sulla scena istituzionale per il ventennio successivo. A partire da Silvio Berlusconi.

Le due serie – «L’impressione è che sia molto simile alla serie precedente. C’è un misto di storia vera e di finzione scenica, per accompagnare lo spettatore come fanno le grandi serie americane», continua Barbacetto «Ci sono tutti gli ingredienti per tenere inchiodato lo spettatore». La storia funziona e i fatti raccontati, realmente accaduti nel biennio ’92-’93, per la loro portata storico-istituzionale si prestano alla trasposizione televisiva. «Gli avvenimenti di quegli anni ricordano grandi serie americane come House of Cards. Il motivo? In quei due anni successe di tutto: è cambiato il sistema politico, sono morti cinque partiti, compresi quelli che guidarono l’Italia nell’immediato dopoguerra.» Non solo. C’è molto altro. Continua Barbacetto: «Cosa nostra dichiarò guerra allo Stato e inaugurò una serie di stragi, di cui ancora adesso non siamo riusciti a capire a chi le ha fatte. Nacquero nuovi partiti e il fenomeno Berlusconi».

Stefano Accorsi con Paolo Pierobon, nel ruolo di Silvio Berlusconi.

I personaggi – Una figura, quella dell’ex Cavaliere, rappresentata in modo molto realistico. Accompagna la vicenda delle indagini di Mani Pulite e dell’allora magistrato Antonio di Pietro, ma il personaggio che arriva allo spettatore è chiaro e reale. «All’epoca Berlusconi aveva molti problemi, ma ne uscì progettando un partito (con cui vinse le elezioni nel 1994)», specifica Barbacetto «Era in crisi economica a causa del declino del mondo pubblicitario e stava perdendo i suoi padrini politici, Craxi per esempio che gli permise di diventare monopolista nel mercato televisivo. Se avessero vinto i gli avversari politici avrebbe rischiato di perdere anche la tv. Nella seconda puntata vengono mostrati i contatti che Berlusconi ebbe con il partito della sinistra per capire l’atteggiamento che avrebbero avuto dopo le elezioni». Paolo Pierobon interpreta Silvio Berlusconi, ne riproduce perfino la stessa gestualità. Non solo. Anche l’accento. Il risultato è una copia perfetta. Una riproduzione che non cela nemmeno l’amicizia con Marcello Dell’Utri, ora in carcere per mafia.

Poliziotti – Un personaggio ben delineato quello del leader di Forza Italia. Ma tra fatti e caratteristiche romanzate, c’è quello del poliziotto che lavorava con Di Pietro: Luca Pastore (interpretato da Domenico Diele). «Il personaggio che ho trovato più distaccato dalla realtà è proprio il poliziotto.», aggiunge Barbacetto «Lì ci aggiungono che è malato di Aids e che è coinvolto nello scandalo del sangue infetto (ndr, per cui ha contratto la malattia). Nella serie ricatta un imprenditore indagato per Mani Pulite. Fa molto film americano. La drammaticità della storia viene raggiunta mettendo insieme cose diverse». L’atmosfera? «Ci sono gli elementi d’invenzione ma raggiunge il suo scopo. Alla fiction chiedo di raccontarmi quegli anni e ci riesce». Conclude scherzando il giornalista: «Per chi non ha tempo di leggere i nostri libri, vedere questa serie ti dà un’idea di quello che è successo».