Dai numeri alle immagini, grazie al richiamo dell’Africa. Sono queste le parole chiave per capire la vita di Sebastião Salgado, fotografo portoghese che ha abbandonato l’economia e la statistica per dedicarsi completamente all’arte.

Documentare i disagi sociali, la miseria, l’inquinamento, le guerre e la povertà, questo l’obiettivo che Salgado porta avanti con progetti internazionali e di lungo respiro. “Genesi” è uno di questi: una mostra fotografica che fa il giro del mondo, spesso con più opere esposte contemporaneamente in paesi diversi. Dal 16 maggio al 6 settembre, a Milano le sue foto sono esposte a Forma Galleria (piazza Tito Lucrezio Caro, 1), si tratta di 25 straordinarie immagini che insieme alle altre 200 del progetto a (in mostra Roma all’Ara Pacis, Londra, Rio de Janeiro e Toronto) costituiscono la mostra integrale.

Dall’Alaska all’Ecuador, alla ricerca dello origini. “L’ho chiamato Genesi” – ha detto l’autore – “perché con le mie foto desidero tornare alle origini del pianeta, agli elementi essenziali dai quali è scaturita la vita: acqua, aria e fuoco”. Dalla mostra è nata anche un omonimo libro. La casa editrice Contrasto che sostiene il progetto di Salgado, è nata nel 1993 proprio per pubblicare il suo libro “Workers, le mani dell’uomo”, un’inchiesta sul lavoro manuale, che ha portato il fotografo in giro per 26 Paesi per ben sei anni.

Il fotografo portoghese, che vive ormai a Parigi da 40 anni, si è in passato impegnato anche per l’Unicef a cui ha donato diverse foto e di cui è un rappresentante speciale. Nel 2003, insieme anche a Medici senza Frontiere, pubblicò un libro sulla scomparsa della poliomelite.

Maria Chiara Furlò