Bambini che guardano sognanti oltre il filo spinato, anziani ridotti all’osso che alzano il pugno in un estremo gesto di rivolta. Cadaveri scheletrici stilizzati, un uomo di mezza età riverso a terra dopo avere trovato la morte buttandosi contro la recinzione elettrificata. Sono alcuni dei protagonisti dei disegni realizzati dai deportati ebrei nei campi di concentramento nazisti. Opere angoscianti, che raccontano la barbara quotidianità dei lager, raccolte in un volume che contiene un totale di 250 tavole.

La copertina del libro K.Z., pubblicato dalla BeccoGiallo Editore, a cura del pittore Arturo Benvenuti con prefazione di Primo Levi, autore del celebre romanzo Se questo è un uomo

La copertina del libro K.Z., pubblicato dalla BeccoGiallo Editore, a cura del pittore Arturo Benvenuti con prefazione di Primo Levi, l’autore del celebre romanzo Se questo è un uomo.

Si intitola K.Z. Disegni degli internati nei campi nazifascisti, il libro curato dal pittore 92enne Arturo Benvenuti. Pubblicato in occasione della Giornata della memoria, questo documento racchiude una lunga serie di litografie, acquerelli e carboncini realizzati dagli internati nei lager nazisti durante la prigionia.

«Un contributo alla giusta “rivolta” da parte di chi sente di non potersi rassegnare, nonostante tutto, ad una realtà mostruosa, terrificante», secondo Benvenuti, che ha speso parte della sua vita per rendere omaggio ai deportati. Un lavoro di documentazione iniziato nel 1956 a bordo di un camper, con cui ha attraversato l’Europa alla ricerca di disegni e ritratti che documentassero l’orrore dei campi di concentramento.

K.Z., sigla dell’espressione usata allora per indicare i campi di sterminio, è anche una mostra. 65 opere saranno visibili al pubblico fino al 15 febbraio a Roma, presso la libreria Fandango. Un estratto a forte impatto emotivo e visivo, di un’opera che vuole far riflettere e ricordare la tragedia dei campi di concentramento. Un dramma così raccontato da Primo Levi nella prefazione al libro:

«Una collezione di immagini che dicono ciò che la parola non sa dire. (…) Alcune hanno la forza immediata dell’arte, ma tutte hanno la forza cruda dell’occhio che ha visto e che trasmette la sua indignazione».

Roberto Bordi