Carla Fracci e Rudolf Nureyev nel 1980 (Archivio ANSA)

Ha incantato i palcoscenici di tutto il mondo insieme ai più grandi della danza, ma ha anche portato il balletto fuori dai teatri facendolo entrare nel mondo del pop. Carla Fracci, icona della danza, è morta oggi, 27 maggio 2021, a Milano. Aveva 84 anni ed era malata da tempo.

Una vita da etoile – Dalle campagne di Volongo in provincia di Cremona, dove è cresciuta, al titolo di “prima ballerina assoluta”, come la descriveva il New York Times nel 1981, la carriera artistica di Carla Fracci è stata veloce e dirompente come i suoi passi di danza. «Da piccola volevo fare la parrucchiera», aveva dichiarato recentemente in un’intervista: il suo talento, però, ha avuto la meglio. A dieci anni, nel 1946, l’ingresso nella scuola di ballo della Scala. Il debutto è arrivato neanche dieci anni dopo, e a ventidue anni era già prima ballerina. Al talento, però, Fracci accompagnava anche tanto lavoro e dedizione. Descriveva così le sue giornate: «Sbarra, lezioni, sudore, fatica, prove estenuanti».

Nureyev – Alla luce di tutto questo, non stupiscono i suoi grandissimi successi. Carla Fracci ha ballato con i più grandi della storia della danza: Erik Bruhn, Michail Barysnikov. È memorabile soprattutto il suo sodalizio con Rudolf Nureyev: una straordinaria intesa sul palco durata fino alla morte di lui, nel 1993. «Una volta doveva fare il suo difficilissimo Schiaccianoci e pretese che io danzassi con lui. Ma avevo appena cinque giorni per imparare quella coreografia impossibile, freudiana. Io replicai con un “voi siete matti”. Ma Rudi non volle sentire storie: in due giorni mi insegnò i passi». Il ruolo più famoso della etoile, però, è quello di Giselle: si ricordano lunghissime file notturne davanti al Teatro dell’Opera di Roma per accaparrarsi i biglietti delle sue interpretazioni, negli anni ’80.

La Scala – Carla Fracci è rimasta però sempre legata alla Scala di Milano, dove tra l’altro conobbe anche il marito Giuseppe Menegatti, all’epoca assistente di Luchino Visconti. Proprio nel teatro milanese Carla Fracci ha fatto una delle sue ultime apparizioni pubbliche, una masterclass con i protagonisti di Giselle nello scorso gennaio. Oggi la Scala la commemora così, in un comunicato stampa: «Il Teatro, la città, la danza, perdono una figura storica, leggendaria, che ha lasciato un segno fortissimo nella nostra identità e ha dato un contributo fondamentale al prestigio della cultura italiana nel mondo».

Carla Fracci nel 1977 (Archivio Ansa)

Non solo teatri – Dal cinema alla televisione fino alla musica, Carla Fracci è stata anche un’icona di stile. Il maglione bianco sempre addosso (ma assicurava: «Non è vero che vesto solo così!»), Fracci ha sempre cercato di portare la cultura a quante più persone possibile. Sul piccolo schermo ha interpretato la moglie di Giuseppe Verdi in uno sceneggiato e ha partecipato a numerosi varietà, come quando duettò con le gemelle Kessler in un improbabile incontro tra la danza classica e le coreografie più leggere. Sempre autoironica (apprezzava quando Virginia Raffaele la imitava), nel 2008 è stata anche ospite in un album degli Elio e le Storie Tese, registrando l’introduzione a una canzone. La sua danza ha ispirato anche Eugenio Montale, che le dedicò una poesia (“la danzatrice stanca”), definendola «una eterna fanciulla danzante».

Il cordoglio – È unanime il lutto per la scomparsa dell’etoile, espresso da tutti gli esponenti del mondo politico e dello spettacolo. Ha fatto una dichiarazione anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Carla Fracci ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese. Esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e al mondo della danza, che perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento».