Tanti applausi e una statuetta portata a casa. Luca Guadagnino lascia Los Angeles con la chiara sensazione che il suo “Chiamami col tuo nome” sia entrato nel cuore dell’Academy, non abbastanza, però, da riuscire a fargli ottenere l’Oscar più importante, quello per il miglior film in assoluto. Come da pronostico, è stato il messicano Guillermo del Toro a trionfare, con “La forma dell’acqua”: miglior pellicola e anche miglior regia. L’italiano si è dovuto accontentare del riconoscimento alla miglior sceneggiatura non originale, scritta dallo statunitense James Ivory.

Le statuette più ambite – Tante citazioni cinematografiche e una storia d’amore tra “diversi” hanno permesso a del Toro di affermarsi nelle categorie più prestigiose. La sua “Forma dell’acqua” ha vinto anche l’Oscar per la miglior colonna sonora. L’inglese Gary Oldman, a quasi 60 anni, è finalmente riuscito a trionfare come miglior attore protagonista, interpretando Winston Churchill ne “L’ora più buia”, avendo così la meglio su Timothée Chalamet (classe ’95) di “Chiamami col tuo nome”. Secondo Oscar in carriera – dopo quello ottenuto nel 1997 con “Fargo” – per Frances McDormand, la tostissima Mildred Hayes di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. Lo stesso film che ha permesso a Sam Rockwell di vincere nella categoria di miglior attore non protagonista. La sua omologa femminile è risultata Allison Janney, grazie alla sua performance in “Tonya”, film incentrato sulla vita della pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding.

Gli altri vincitori – Il premio di miglior sceneggiatura originale è andato a Jordan Peele, che di “Scappa – Get out”, film horror sul razzismo, è stato anche regista e produttore. Come previsto, Dunkirk di Christopher Nolan e Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve (sequel del film del 1982 di Ridley Scott) si sono divisi gli Oscar “tecnici”: miglior montaggio, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro per il primo; miglior fotografia ed effetti speciali per il secondo. Miglior film straniero è il cileno “Una donna fantastica” del regista Sebastián Lelio.

Niente vestiti neri, ma la politica non manca – Come lo scorso anno, Jimmy Kimmel ha condotto la serata – con meno brillantezza del solito – dal palco del Kodak Theatre, decorato da 45 milioni di cristalli Swarovski. Esplosione di colore sugli abiti delle attrici. Dopo il nero che ha caratterizzato i Golden Globe e i Bafta, in segno di protesta contro le molestie a Hollywood, il bianco e le sfumature di rosa hanno trionfato sul red carpet. Il caso Weinstein ha comunque influenzato la cerimonia: per scelta dell’Academy, a consegnare le statuette alle migliori attrici sono state altre donne, rompendo la tradizione che vuole che a premiarle siano i colleghi maschi. Al tema della parità di genere e razziale è stato dedicato un intero segmento video. La keniota Lupita Nyong’o e il pakistano Kumail Nanjiani hanno invece espresso il loro supporto nei confronti dei “Dreamers”, migranti arrivati negli Stati Uniti irregolarmente da bambini, che Trump vorrebbe costringere al rimpatrio forzato. «Sono le fondamenta dell’America», hanno detto.