John Steinbeck ha vinto il Nobel per la letterature nel 1962

John Steinbeck ha vinto il premio Pulitzer nel 1940  e il Nobel per la letteratura nel 1962

Addio alla traduzione d’epoca fascista: disponibile in italiano la versione integrale di Furore di John Steinbeck. Romanzo che non è solo uno dei capolavori della letteratura americana; è anche, e soprattutto, un canto paradigmatico della condizione umana al tempo della crisi economica, quando il benessere lascia di colpo il passo alla miseria e quando la serenità si trasforma spesso in disperazione. Un sentimento che dopo le drammatiche conseguenze della crisi del 1929 spinge la famiglia Joad, protagonista dell’opera, ad abbandonare le ormai aride terre natìe dell’Oklahoma per la California, in cerca di possibilità e rinascita. Nel mezzo, un viaggio dai tratti epici e dai risvolti tragici nel cuore dell’America, sulla mitica route 66, tra tiepide speranze e cocenti delusioni.

L’opera fu scritta nel 1939 e arrivò in Italia nei primi mesi del 1940. Per leggere la versione integrale il pubblico italiano ha dovuto però aspettare ben 73 anni. Solamente nel novembre 2013 è uscita infatti per Bompiani la traduzione completa a cura di Sergio Claudio Perroni. L’unica versione italiana precedente era infatti ancora quella del 1940, curata da Carlo Coardi. Se all’epoca la censura fascista operata dal ministero della Cultura Popolare impose numerosi tagli, a influire notevolmente, oltre ai motivi politici contingenti, furono le convenzioni letterarie dell’epoca che non seguivano rigide teorie di fedeltà. La traduzione non era infatti sistematizzata e rigorosa come oggi, ma si poteva mettere mano con una certa libertà per adeguarsi ai presunti canoni dell’epoca. La forma doveva essere innalzata a letteraria perché il pubblico dei lettori italiani dell’epoca era quasi del tutto estraneo alla cultura americana: l’inglese “scorretto” e spesso volgare del testo originale non aveva corrispondenze in un italiano colloquiale, al cui posto venivano usati perciò i vari dialetti.

Ciononostante il romanzo di Steinbeck riscosse un notevole successo, strumentalmente trasversale nella società e nella cultura allora dominate dalla propaganda fascista. I censori vi ravvisarono un attacco alle demoplutocrazie borghesi contro cui Mussolini, appoggiato alla balaustra di Palazzo Venezia, si scagliava da tempo nei suoi celebri discorsi, bollandole come nemiche del popolo. Secondo le autorità del regime, la diffusione di Furore – titolo scelto dall’editore Valentino Bompiani in luogo dell’originale The Grapes of Wrath, “i frutti dell’ira” – serviva a diffondere l’immagine di un’America violenta e barbarica, primitiva, che faceva da contraltare alla civile e imperiale Italia di allora, che stava per dichiarare guerra alla Francia. Mentre gli antifascisti e gli intellettuali più vicini alle classi proletarie lo celebrarono come l’attacco contro le ingiustizie perpetrate dai padroni a danno dei lavoratori, una sorta di inno in prosa che incitava i “compagni” a prendere coscienza della loro condizione e a lottare per cambiarla.  

Ecco allora l’importanza di questa prima edizione italiana integrale di quel capolavoro nella nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Leggere uno dei più famosi romanzi della storia della letteratura nella sua versione originaria, senza tagli o scelte editoriali dettate da fini propagandistici. Per rendere nuovamente vivi quei personaggi che, nell’immaginario collettivo, hanno i volti di Henry Fonda, John Carradine e Jane Darwell, protagonisti nel film di John Ford del 1940 tratto dal romanzo di Steinbeck. Adattato per il cinema dallo stesso autore e da Nunnally Johnson.

Federico Thoman