Tutto comincia con una videochiamata su WhatsApp. Non si conoscono ancora dal vivo, ma c’è un desiderio comune che vibra da subito: quello di cantare insieme, tra donne, attorno a un repertorio popolare. Così nasce Kalikó, il coro polifonico tutto al femminile, composto da cinque ragazze provenienti da regioni diverse d’Italia: Caterina Dollorenzo – salentina -, Cristiana De Bonis – romana -, Laura Collu – sarda – , Chiara Annunziata – campana – e Sofia Valentini – emiliana. «Io e Cristiana eravamo già amiche», racconta Dollorenzo. «Lei mi ha detto: “Ci sono tre ragazze in Sardegna che vogliono mettere su qualcosa”. Conosceva Sofia di cui diceva: “ha una voce angelica”. E Sofia a sua volta aveva altre due amiche che volevano cantare. Non ci siamo fatte troppe domande. Ci siamo incontrate per la prima volta in videochiamata, ed è stato tutto molto naturale. A ottobre del 2024 ci siamo conosciute di persona, partecipando alla residenza artistica Femina organizzata da Coro a Coro, diretto da Rachele Andrioli». E lì che è iniziata la loro storia.

Voci che si cercano – «Siamo ancora in una fase di studio, di approfondimento. Sia dei canti sia delle nostre competenze e conoscenze», spiega Dollorenzo. Ma, anche se è nato da poco, il gruppo ha già un’identità molto forte, costruita attorno a una precisa scelta di linguaggio musicale: la polifonia vocale. «Usiamo le nostre voci, senza aggiungere basi elettroniche, per ora – spiega Dollorenzo – qualche percussione leggera, come tamburelli o ovetti. È la nostra voce a guidare». Il repertorio nasce da una selezione collettiva: ognuna ha proposto cinque brani e, attraverso un sistema di voto interno, sono stati scelti i dieci più amati. Il risultato è un mosaico di suoni e storie che attraversa latitudini e tempi. Dal Salento alla Campania, dalla isola di Réunion a Puerto Rico, ogni brano porta con sé una memoria e un racconto. «Dopo aver vissuto per 11 anni in provincia di Milano, la scoperta dei canti popolari di tradizione orale del sud Italia per me è stato un fortissimo richiamo», spiega Dollorenzo. «È modo di riavvicinarmi non solo alla mia terra ma anche a quelle tradizioni arcaiche legate alla vita contadina». Il contatto con la natura, per il gruppo, è costante: «Esclusa me, le altre vivono in campagna. Scherzando mi chiamano “la cittadina” e mi danno della “schizzinosa”».
Nel gruppo non c’è una leader o una direttrice, a differenza dei cori più comuni: «Siamo cinque donne dalle personalità molto forti. In genere, ognuna di noi ha la sua opinione. E ci esprimiamo sempre». Un’autogestione orizzontale in cui tutte partecipano alla crescita del gruppo: «Non sempre è facile, ma è molto formativo – commenta Dollorenzo – perché ci siamo scelte in base a un’intenzione, non solo a una competenza. Non siamo tutte musiciste professioniste. Solo Cristiana canta da molti anni. Noi altre abbiamo iniziato da adulte. Ma questo ci rende anche molto libere, molto aperte alla sperimentazione».

 

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Diversità e armonia – Oggi il gruppo si incontra una volta al mese. Alternano la Sabina alla Sardegna, le due regioni dove vivono, cercando di incastrare tutto con i lavori, gli spostamenti, la vita quotidiana. È una sfida logistica ma necessaria affinché il progetto resti uno spazio fertile, vivo, aperto a contaminazioni.  Quello che lega le cinque ragazze, insieme alla musica, è il desiderio di costruire qualcosa insieme. Di stare, anche, in questa dinamica di gruppo femminile. Il nome, le Kalikó, viene dalla gatta Artemisia di Chiara Annunziata, che, come anche il cane di Sofia Valentini, è sempre con loro. Artemisia è una gatta calico con il caratteristico manto tricolore. «Questi gatti sono solo femmine, indipendenti e vivaci», commenta Dollorenzo. La mescolanza di colori – il marrone, il bianco e il nero del pelo di questi gatti – inoltre rende perfettamente lo spirito del gruppo. Pur avendo personalità molto diverse tra loro, sul palco l’armonia è perfetta. L’ultimo live è stato il 21 giugno al festival Origini future di Cagli: «È stato un cabaret, non un “semplice” concerto», racconta Dollorenzo. «Non ci interessava l’esibizione perfetta ma mostrarci per come siamo. Così Cristiana e Chiara battibeccavano e tutte facevamo un po’ di caciara. È stato bellissimo: uno spettacolo spontaneo e autentico».