La presentazione di Bookcity dedicata a Olympe de Gouges (Foto: Anna Maniscalco)

«Un figura moderna che è stata silenziata come Olympe de Gouges? Con tutte le differenze del caso, Anna Politkovskaja». L’ha detto il professor Thomas Casadei, docente di Filosofia del Diritto all’Università di Modena e Reggio Emilia, a La Sestina, a margine dell’incontro di Bookcity dedicato alla figura dell’attivista francese, autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina del 1791 e condannata a morte due anni dopo. Casadei ha curato la graphic novel La dichiarazione sovversiva di Olympe de Gouges e noi (2022, Mucchi editore), insieme a Vittorina Maestroni del Centro documentazione donna di Modena.

Donne silenziate – Olympe de Gouges venne ghigliottinata perché considerata ostile al regime giacobino di Robespierre. La sua dichiarazione è il primo documento scritto che affronta la disparità dei generi: fa il verso alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, non con l’intento di sostituirlo, ma di affiancarlo. La drammaturga e attivista si è occupata per tutta la vita di denunciare le condizioni degli oppressi della sua epoca: non solo le donne, ma anche i poveri, gli schiavi e le persone razzializzate. Anna Politkovskaja è la giornalista russa uccisa nell’ascensore del proprio condominio nell’ottobre del 2006, nel giorno del compleanno del presidente Vladimir Putin. Aveva scritto a lungo dei crimini commessi in Cecenia ed era stata molto critica dell’operato dello stesso Putin: proprio in questi giorni, uno degli uomini condannati del suo omicidio è stato graziato per essersi arruolato nell’esercito impegnato sul fronte ucraino.

La violenza oggi – La figura di de Gouges ha conosciuto molte forme di violenza, ha raccontato il professor Casadei, in dialogo con Maestroni e le docenti Alessandra Facchi e Beatrice Magni dell’Università Statale di Milano. Violenza in vita, quando è stata forzata al matrimonio e alla maternità, poi violenza in risposta al suo pensiero, culminata con l’arresto e la condanna alla decapitazione, e infine la violenza della memoria. De Gouges, negli anni successivi alla morte, è stata attaccata per le sue abitudini sessuali e additata di pazzia, nel tentativo di screditare le sue parole. Le donne che rivendicano il diritto di parola nel 2023 ancora adesso, anche nei Paesi occidentali, si espongono a dei rischi: «La violenza sociale nel sistema patriarcale è tale che ci sono conseguenze durissime per chi cerca di operare come lei», ha detto il professor Casadei. «Ci avviciniamo al 25 novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ndr): è importante ragionare sul modo di narrare certe storie e sulle azioni per prevenire le forme di violenza».

Gli strumenti a disposizione – Ragionando a partire da de Gouges, i relatori hanno lanciato degli spunti sulle lacune di oggi da denunciare: la mancanza di supporto alla maternità, il problema degli asili, la questione della cura. L’educazione è il primo strumento su cui lavorare, o meglio: bisogna anticipare la «cattiva educazione», quella che poi degenera nella violenza, come ha spiegato Casadei. La proposta di de Gouges era «una rivoluzione senza sangue, contro tutte le forme di oppressione», ha detto Facchi. Oltre agli scritti, l’attivista attaccava manifesti di notte: auspicava una liberazione che fosse non violenta. «L’uso della parola è l’eredità più importante di de Gouges», ha aggiunto Maestroni.