Federico Cella, giornalista di Corriere.it e giurato del Drago d'Oro

Federico Cella, giornalista di Corriere.it e giurato del Drago d’Oro

The Witcher 3 è il vincitore indiscusso della quarta edizione del Drago d’Oro, gli Oscar italiani dei videogiochi. La cerimonia di premiazione si è svolta nella serata di mercoledì 9 marzo nel Tempio di Adriano, a Roma, di fronte a un pubblico numeroso. «Il Drago d’oro nasce nel 2012 come tentativo della “Confindustria italiana dei videogiochi”, l’Aesvi, di dare vita a ciò che in altri Paesi esiste già da decenni, come i Golden Joystick Award e i Bafta Game Awards inglesi», spiega Federico Cella, giornalista di Corriere.it che fa parte della giuria del premio. Il mercato italiano dei videogiochi è il nono al mondo, ma nonostante ciò stenta ancora a crescere.

Quali sono i principali problemi che si riscontrano in questo settore?

Da diversi anni l’Italia ha un mercato molto ricco per quanto riguarda il consumo, con un giro di affari pari a un miliardo di euro all’anno negli ultimi quattro anni. È sul lato produttivo che si riscontrano le maggiori carenze: il fatturato annuo delle software house italiane è di venti milioni di euro. Manca una cultura di riferimento e c’è molto da fare anche dal punto di vista istituzionale. Proprio per questa ragione il Drago è subito partito con l’idea di riservare alcuni premi alle produzioni italiane, in modo da stimolarle e metterle in luce.

Che cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?

In questi giorni si sta discutendo riguardo al ddl Cinema, il progetto di riforma del settore cinematografico e audiovisivo che fa rientrare i videogiochi nelle opere di cultura. Da anni la produzione cinematografica e televisiva nazionale può sfruttare la sponsorizzazione dello Stato. Se il ddl passasse, ciò potrebbe accadere anche per i videogiochi, che oltre a ricevere soldi pubblici beneficerebbero anche di agevolazioni alla produzione (tra cui la cosiddetta “tax shelter”, che permette di pagare meno tasse per i primi anni). I videogame verrebbero così riconosciuti come un lavoro che porta anche un patrimonio economico al Paese. Tra l’altro, rendere possibile la produzione di videogiochi in Italia rallenterebbe la fuga dei cervelli: molti artigiani italiani dei videogiochi, come Andrea Pessino di Naughty Dog, sono fuggiti all’estero.

I premi assegnati sono parecchi. Qual è il senso di contemplare così tante categorie?

I premi sono sicuramente troppi e dispersivi: rischiano di sviare l’attenzione del pubblico invece di concentrala su un solo premio di un certo peso. Noi della giuria come compito per il prossimo anno abbiamo deciso di diminuire le categorie e di renderle più comprensibili per un pubblico generalista.

Qual è il tuo videogioco preferito quelli premiati? Perché?

Senza dubbio The Witcher 3 dello studio CD Projekt RED, una produzione che lascia ben sperare perché europea. Gli sviluppatori sono originari della Polonia, un Paese di fascia C nel mercato dei videogiochi. Nonostante ciò, The Witcher 3 è un “tripla-A”. Per quanto riguarda gli italiani, penso che Ride di Milestone – punta di diamante della produzione italiana di videogiochi – avrebbe dovuto vincere a pari merito con N.e.r.o., realizzato in esclusiva per Xbox One dallo studio romano Storm in a Teacup.

Il vincitore della categoria indie è Her Story, di Sam Barlow. Ma qual è l’importanza di premiare un videogioco indie?

La categoria indie è molto importante, anche se è sempre meno sensato definirla così. Si tratta di giochi sviluppati da software house che non hanno un publisher, un grosso nome alle spalle. I videogiochi indie esistono da sempre e la loro importanza è in continua crescita. Dal momento che non devono produrre immediatamente fatturato, le piccole case possono sviluppare nuove modalità di gioco e – a fronte di un mercato che si fossilizza sempre sui soliti titoli (come Call of Duty) – portano aria nuova. I videogiochi sono un mezzo di intrattenimento che, pur essendo vecchio di quarant’anni , è ancora all’inizio della propria sperimentazione di storytelling.

Il videogioco più venduto in Italia, come accade da anni, è Fifa. Credi che questa ennesima conferma sia un limite per il mondo dei videogiochi italiani?

Non è un limite. Questa situazione andrà avanti per molti anni: è inevitabile in un Paese come il nostro che ama il calcio. Fifa non è solo il videogioco più venduto in Italia, ma anche in generale il contenuto di intrattenimento più venduto nel nostro Paese.

La premiazione è avvenuta presso il Tempio di Adriano, a Roma. A che cosa è dovuta la scelta di questo luogo?

Il primo anno il Drago fu assegnato in una discoteca di Milano, poiché si associavano i videogiochi ai ragazzini. Il secondo anno è stato spostato nella capitale, in un luogo bello e potente dal punto di vista culturale come il Tempo di Adriano: si è voluto così dare un nuovo messaggio sui videogiochi, che raggiungono un’ampia fascia della popolazione e non solo i più giovani.

Perché i videogiochi sono considerati cultura?

I videogiochi sono cultura perché raccontano storie, anche se in modo diverso rispetto a libri, cinema e teatro. Inoltre bisogna considerare un dato demografico: le nuove generazioni e la precedente sono cresciute immerse nella cultura dei videogame. Per la prima volta coloro che oggi sono genitori sono in grado di giocare con i propri figli e di trasmettere loro una sana cultura dei videogiochi.

La giuria del premio è composta interamente da giornalisti. Non credi che sarebbe appropriata anche la presenza di qualche sviluppatore o comunque di tecnici?

In Italia abbiamo una catena produttiva così bassa che non c’è chi ne ha fatto parte e che ora è fuori dai giochi. Però abbiamo esteso il giudizio al pubblico, che ha potuto votare fino a un’ora prima della chiusura della cerimonia di premiazione. Tra l’altro giuria e pubblico si sono trovati d’accordo sull’assegnazione del premio a The Witcher 3.

Qual è il ruolo delle donne italiane in questo mondo?

Per quanto riguarda il consumo il ruolo delle donne è sempre più attivo, soprattutto grazie alla diffusione dei giochi casual (ossia i giochi su smartphone e tablet). Su cento consumatori, quaranta sono donne. Invece nei ruoli di gestione e manageriali la situazione rispecchia una problematica tipica italiana: non ci sono donne (un’eccezione è Luisa Bixio, vice presidente di Milestone). Ma nel campo della produzione troviamo molte artist donne, una conseguenza dell’aumento di donne nelle università di ingegneria.

Andrea Federica de Cesco